venerdì 28 febbraio 2014

Isteria


DEFINIZIONE
     Il termine isteria indica una psiconevrosi caratterizzata da disturbi permanenti (sensitivi, sensoriali, psichici) e transitori (convulsioni, paralisi). Nell'immaginario collettivo è stata da sempre considerata una malattia appartenente all'universo femminile, infatti, la parola stessa deriva dal greco "hystara" che vuol dire utero. 
Babinsky (famoso allievo di Charcot) ne dà la seguente definizione: "...stato patologico che si manifesta con disturbi che si possono riprodurre per via suggestiva... e che sono suscettibili di scomparire per il solo effetto della contro-suggestione" 
Per tale ragione infatti l'isterico un tempo era considerato un simulatore e lo stesso Babinsky lo considerò come una forma di mitomania, così come il mitomane fabula con il suo spirito, così l'isterico con il suo corpo. L'avvento della psicoanalisi fece giustizia di molte antiche credenze sull'isteria e pose le basi per la comprensione del fenomeno che, come è noto, rivela conflitti affettivi non pervenuti alla coscienza o repressi nell'inconscio dalla censura dell'Io. 

   Che esista una personalità isterica è oggi messa in dubbio dalla stragrande maggioranza degli studiosi, tuttavia vengono indicati alcuni tratti caratteristici che si ritrovano frequentemente negli isterici, come ad esempio il bisogno di farsi notare, di mettersi in vista, di assumere movenze teatrali, così come la facilità alla menzogna insieme a labilità, immaturità emotivo-affettiva, suggestionabilità, instabilità e infantilismo.

Il quadro clinico di questo disturbo  comprende:
- le crisi convulsive isteriche che, a differenza di quelle comiziali, si contraddistinguono per il mantenimento dello stato di coscienza;  
- la cosiddetta "crisi di nervi" (il malato gesticola, si tiene la testa tra le mani e poi si accascia su una sedia come se fosse in preda ad una lipotimia; 
- gli stati crepuscolari cioè lo stato di affievolimento della coscienza fino ad uno stato di trance. Dal punto di vista nosologico, Freud ha distinto due forme isteria: "isterismo di conversione" e "isterismo d'angoscia". Ancora oggi la maggioranza degli autori le considera due forme completamente distinte, riservando il meccanismo della conversione alle malattie psicosomatiche. 

PSICODINAMICA
   Oggi a causa delle mutate situazioni sociali e della diversa condizione della donna (come detto difatti, l'isteria era una malattia prevalentemente femminile) il quadro dell'isteria classica che si manifestava con la famosa "grande crisi di Charcot" è pressoché scomparso, l'interesse dello psicoterapeuta è specificatamente incentrato sulla "isteria di conversione" e ciò, sia che la si voglia intendere come una nevrosi che come una reazione psicosomatica. La conversione è considerata come un processo inconscio, attraverso il quale i conflitti intrapsichici, che altrimenti darebbero luogo all'ansia, raggiungono un'espressione esterna simbolica. I pensieri consciamente rifiutati, oltre alle difese psichiche contro di essi, sono trasformati o convertiti in una varietà di sintomi fisici, fisiologici e psicologici. 

    Quindi la conversione somatica (termine oggi usato in luogo della tradizionale "isteria di conversione) si fonda su alcuni presupposti:
1) esistono impulsi e conflitti inconsci;
2) la coscienza li rifiuta a causa dei loro contenuti disturbanti (per lo più di natura sessuale):
3) non potendoli eliminare la coscienza li trasforma in una espressione somatica simbolica (sintomi);
4) i sintomi somatici che derivano da questo processo hanno la funzione di alleviare l'ansia del paziente mantenendo la rimozione e cercando nel contempo la risoluzione dei conflitti inconsci o quanto meno un po'di sollievo dalla loro oppressione.

ORIENTAMENTI TERAPEUTICI
Da quanto detto sopra appare evidente che la terapia principe nel trattamento dell'isteria resta quella psicoanalitica incentrata, come è noto, sul transfert; ma, essendo la cura psicoanalitica lunga, difficile e sovente inefficace molti terapeuti propongono l'ipnosi, che specie nei sintomi di conversione più comuni (come dolore agli arti, visceri o capo, mancanza di appetito,vomito, ecc.) riesce a dare risultati positivi e in tempi assai brevi.
Anche il Sogno da Svegli Guidato, come riporta lo stesso Desoille, dà risultati eccellenti con soggetti di temperamento isterico.
E tuttavia può essere impostato anche un trattamento terapeutico che miri solo alla comprensione e all'accettazione dei conflitti o alla risoluzione di questi (senza, cioè, giungere necessariamente alla conoscenza del profondo). 
In ogni caso quale che sia l'orientamento scelto, la terapia delle conversioni somatiche deve porsi comunque un solo obiettivo: e cioè quello di offrire al paziente di meglio dei suoi sintomi. 

Dott.ssa Maria Giovanna Zocco



Fonti: 
Luigi Peresson: Ipnositerapia 

mercoledì 5 febbraio 2014

Ipocondria


DEFINIZIONE
Il termine ipocondria sta ad indicare una eccessiva ed angosciosa preoccupazione per il proprio stato di salute. La persona può essere concentrata sul funzionamento di un organo o di un apparato o spostare la sua attenzione da un settore all'altro del corpo. L'interesse del soggetto è talmente polarizzato che, nei casi più gravi, egli si estranea totalmente da tutto ciò che lo circonda adottando in maniera stabile il “ruolo di malato”, vivendo come invalido ed evitando sforzi occupazionali o responsabilità personali. Possono di fatto svilupparsi ed essere provati vari sintomi spiacevoli che colpiscono qualsiasi regione del corpo per cui la sola base organica non è sufficiente  a spiegare il malessere e la preoccupazione del paziente che appare, in ogni caso, sproporzionata alla realtà. In sostanza nell'ipocondriaco con personalità nevrotica, non si trovano o sono del tutto insufficienti, lesioni organiche che possono giustificare la sintomatologia spesso presentata. 

PSICODINAMICA
Dal punto di vista psicodinamico, le sensazioni denunciate dal paziente ipocondriaco finiscono per sfociare, nella convinzione di essere affetto da una malattia organica grave come un tumore, coronopatie, malattie infettive ecc. Orbene, tale malattia immaginaria è vissuta come un persecutore di cui l'individuo è prigioniero. Secondo alcuni autori l'interesse per il proprio corpo sarebbe determinato dalla perdita da parte del paziente di un oggetto per lui significativo. Per la psicoanalisi l'ipocondria costituirebbe una regressione allo stato narcisistico proprio a causa della concentrazione di interesse sulla propria persona.
Anzitutto è indispensabile riconoscere le basi emotive del disturbo giacché non serve assolutamente a nulla la rassicurazione medica circa l'assenza di lesioni anatomiche (questa, al più, tranquillizza il paziente per qualche ora o per qualche giorno. Bisogna tener presente, inoltre, che l'ipocondriaco non è un simulatore come potrebbe apparire, ma al contrario i sintomi da lui denunciati, ancorché risultassero del tutto immaginari, sono per lui fonte di malessere autentico. Quindi sono necessari comprensione e disponibilità a ricercare le cause e gli scopi difensivi dei sintomi. 

TIPOLOGIE
Le paure dell'ipocondriaco possono essere di due tipi: la paura di avere già una malattia e la paura di contrarre una malattia. L'appartenenza all'una o all'altra categoria è importante in quanto definisce l'atteggiamento tipico dell'ipocondriaco e i comportamenti messi in atto per affrontare il problema. 
L'ipocondriaco che ha paura di avere già una malattia è colui che è alla continua ricerca di rassicurazioni mediche, e accade spesse volte che pazienti appartenenti a questa tipologia hanno un rapporto conflittuale con i medici, laddove si convincono che questi ultimi non sono in grado di spiegare in maniera soddisfacente i loro sintomi e come trattarli. Il soggetto ipocondriaco, inoltre, richiede spesso test e analisi cliniche, ricorre di continuo ad auto-esame corporeo, a consultazioni di materiale informativo medico e a preparati fitoterapici. Può lamentarsi persistentemente della propria salute e discutere le sue preoccupazioni fin nei minimi dettagli con i familiari o  con chiunque si mostri disponibile ad ascoltarlo. 
Al contrario, l'ipocondriaco che ha paura di contrarre una malattia tende, invece, a rifuggire tutto ciò che ha a che fare con la malattia, perfino le indagini mediche di routine a scopo preventivo. Egli eviterà i luoghi in cui pensa ci sia il rischio di contrarre la malattia così come le persone che potrebbero contagiarlo, egli quindi, si terrà lontano dagli ospedali e dal personale più esposto al contatto tipo medici e infermieri. L'ipocondriaco appartenente a questa tipologia tende ad evitare anche tutto ciò che parla della malattia di cui ha paura di ammalarsi, rifugge, quindi, riviste scientifiche e programmi televisivi che affrontano il problema e, il più delle volte, ricorre a forme di autodiagnosi e auto-trattamento.
Di interesse meramente psichiatrico sono invece le forme ipocondriche di tipo " deliranti" con vero e proprio delirio interpretativo accompagnato talvolta da allucinazioni in cui il paziente descrive con incrollabile certezza lesioni immaginarie, di interesse pure psichiatrico sono anche quelle con tendenze "rivendicatrici" che possono provocare reazioni antisociali gravi anche contro i familiari. 

CAUSE
Riguardo le cause del disturbo, la maggior parte degli studiosi concordano sul fatto che l'ipocondria derivi dalla concomitanza di fattori predisponenti, fattori precipitanti e fattori di mantenimento. Secondo questo modello l’individuo può essere inizialmente predisposto a sviluppare un disturbo ipocondriaco, per la presenza di alcuni fattori di rischio biologici e psicologici, questi ultimi legati, magari, a particolari esperienze di apprendimento durante l’infanzia. Su questo substrato di vulnerabilità individuale interverrebbero alcuni fattori precipitanti che fungerebbero da interruttori del disturbo come ad esempio: eventi stressanti o particolari stati emotivi che agirebbero da amplificatori di risposte somatiche in un primo momento normali. 
Una scorretta interpretazione in senso minaccioso di tali normali risposte somatiche determinerebbe una elevata quota d’ansia, mantenuta e rinforzata dalle strategie inadeguate e disfunzionali che il soggetto adotta per fronteggiare il suo malessere. Da qui i tipici comportamenti dell'ipocondriaco: l’evitamento, la ricerca ossessiva di rassicurazione, il body-checking  e così via.

TRATTAMENTO
Escludendo gli ipocondriaci rientranti nell'ambito di un interesse psichiatrico, l'intervento psicoterapico, che è sempre indispensabile, dal momento che il semplice impiego dei farmaci non risolve di certo i problema, deve essere orientato in modalità intensive. Si tratta, cioè, di dirigersi verso l'interno del soggetto, di analizzare i sintomi, di chiarire i suoi conflitti emotivi inconsci in modo da sostituire il meccanismo nevrotico di difesa rappresentato dall'ipocondria con un atteggiamento più maturo e costruttivo. Lavoro certo non facile né breve, ma indispensabile se si vuole arrivare alla radice del disturbo. 
Riguardo, quindi, al tipo di terapia, possiamo affermare che, oltre a quelle psicodinamiche, le tecniche che utilizzano le immagini mentali, senza dubbio sono tra le più indicate. Anche l'allenamento autogeno di Schultz può dare risultati veramente interessanti nel trattamento dell'ipocondriaco, a patto però di non trovarsi di fronte ad una struttura patologica della personalità in fase di evoluzione. Risultati positivi e in tempi veramente ridotti si ottengono anche con tecniche specifiche della terapia strategica breve.

Dott.ssa Maria Giovanna Zocco

Fonti: 
Luigi Peresson: Ipnositerapia 
Sito: "cafè psicologico.it"