lunedì 4 novembre 2013

Eccesso di emotività


Per emotività è da intendersi la capacità di provare emozioni che appartengono al gruppo dei processi affettivi, esse ci forniscono non le informazioni delle cose, bensì il valore che esse hanno per noi.  L'emozione è a un tempo un fatto psicologico e fisiologico e, secondo alcuni autori, anche un fatto sociale giacché gli stimoli che la determinano sono esterni all'individuo. 

Come fatto psicologico, l'emozione è caratterizzata da uno stato di coscienza del tutto soggettivo in cui si sperimentano sentimenti di vario genere: dai meno intensi come il piacere e il dispiacere, ai più intensi come l'amore, l'odio e la paura. 
Come fatto fisiologico l'emozione appare più uniforme mediante un complesso di manifestazioni oggettive che non varia sensibilmente nelle singole condizioni e che vanno dalle condizioni viscerali di tutti gli apparati (tachicardia, vasocostrizione periferica cioè il pallore, dispnea, sudorazione, ecc) agli atteggiamenti e alla mimica. 

Il termine emotività, peraltro, nel linguaggio comune, si impiega nel senso di emotività eccessiva cioè di particolare suscettibilità agli stimoli sia interni che esterni al soggetto, ed è in tale accezione che noi qui lo usiamo.


E' stato dimostrato che l'emozione rappresenta un fattore scatenante di malattia per cui, nella valutazione di quest'ultima, sarà sempre da considerare la personalità del paziente. Nell'iperemotivo si trovano per lo più tratti ansiogeni persistenti che danno alla risposta emotiva (del tutto normale quando è transitoria) il carattere della perseveranza. In tal caso
tensioni emotive prolungate possono portare a disturbi cronici funzionali e da qui a lesioni anatomiche vere e proprie. Ed è stato dimostrato sperimentalmente il ruolo che i fattori emozionali hanno sul determinismo delle malattie psicosomatiche (la teoria degli stressori di Hans Selye). Così un matrimonio infelice, l'inibizione a contatti sociali, un lavoro insoddisfacente, preoccupazioni economiche ecc. possono produrre malcontento persistente e varie forme ansiogene che agiscono sull'uomo alla stessa stregua degli stressori fisici. E poiché l'essere vivente risponde a tutte queste forme di aggressione (sia fisiche che psichiche) con un solo ed unico piano di difesa, ne consegue che , ove tale difesa non riesca a sostenere l'attacco degli stressori, si hanno quelle che Selye chiama le malattie di adattamento alcune delle quali, appunto, si confondono con le affezioni psicosomatiche: è il caso, ad esempio, delle ipertensioni, dell'ulcera, della colite, dell'asma ecc.

Oltre all'iper-emotività, un'altro disturbo dell'emotività è dato invece da situazioni dove si ha una inibizione dell'emotività, ciò sta ad indicare l'alterazione di un processo mentale a causa di situazioni stimolo che provocano paura, disagio, conflittualità ecc. Così, ad esempio si parla di inibizione emotiva quando uno studente, pur coscienziosamente preparato, presenta amnesia totale ad un esame. La persona inibita presenta in pratica un disturbo della sfera affettiva che assume significato patologico allorché è sproporzionato per intensità e durata, rispetto alle situazioni che di norma non dovrebbero provocarlo. 
Un buon grado di salute emotiva si ha, dunque, allorché le vicissitudini dei nostri rapporti personali (passati o presenti) e le soddisfazioni o meno che da essi ricaviamo non sono state turbate da conflittualità, tale da impedire o limitare l'integrazione dei nostri impulsi istintivi inconsci e, conseguentemente, da alterare l'inserimento armonioso dell'individuo nel suo ambiente di vita.

Risulta evidente che l'indirizzo terapeutico per un soggetto iper-emotivo deve considerare il raggiungimento di due precisi obiettivi: da un lato la chiarificazione delle conflittualità passate (specie i primi contatti con persone significative) e presenti; dall'altro tentare di spezzare il condizionamento psicologico che insorge a seguito dello stabilirsi di modelli morbosi precedenti. Per il primo aspetto potrebbe essere indicata una tecnica che utilizza le immagini mentali, per il secondo il Training Autogeno che costituisce un ottimo mezzo per rompere il circolo vizioso dell'ansia generatrice di ansia e rinforzante così la sintomatologia espressione dell'iperemotività. Nelle situazioni in cui si ha un blocco (come nel caso dello studente preparato che ha un'amnesia) sono indicate le Tecniche Strategiche Brevi. A livelli più generali si tratta di aiutare il paziente a raggiungere via via più elevati processi di maturazione personale che si estrinsecano in migliori relazioni interpersonali e un livello individuale di maggior soddisfazione nella vita. 

dott.ssa Maria Giovanna Zocco

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