sabato 27 dicembre 2014

2° Corso Rapido on-line di Training Autogeno Somatico di Base



Corso individuale rapido per l'apprendimento della tecnica di rilassamento di Schultz: il Training Autogeno somatico di base. Si tratta della tecnica elettiva per la gestione dello stress e il trattamento dell'ansia generalizzata. 

Il corso dura 8 settimane e si articola in 10 sedute via Skype. I primi tre incontri si svolgeranno nel corso della prima settimana, e riguarderanno una breve raccolta di dati anamnestici e la somministrazione di 2 test della personalità (necessari per verificare l'idoneità alla tecnica) gli altri incontri si svolgeranno uno a settimana. L'orario degli appuntamenti verrà fissato in base alle esigenze dei corsisti e compatibilmente con gli spazi disponibili della dott.ssa. Verranno spediti via e-mail: 9 brevi dispense teoriche e 9 protocolli per l'autosservazione. 

Al momento dell'iscrizione al corso verrà spedito via e-mail il modulo di richiesta da compilare e rispedire (sempre via e-mail). Solo per la proposta invernale (febbraio-marzo) quindi con iscrizione entro il 31 gennaio 2015, ogni incontro avrà un costo di 40,00 € pagabili anticipatamente (anche di volta in volta) con accredito su postepay (a fine corso sarà rilasciata la ricevuta di pagamento). Sempre e solo per questo corso, nella quota sono compresi la somministrazione ed elaborazione dei 2 test della personalità, ma non il re-test alla fine del corso.

In primavera (sempre in modalità on-line) si svolgerà il corso di Training Autogeno Superiore, a cui potranno accedere solo coloro che hanno già appreso il Training Autogeno Somatico di base. Non saranno necessari né i test della personalità, né le sedute preliminari, ma si inizierà direttamente col primo esercizio del TAS. Alla fine del corso si avrà diritto gratuitamente al re-test del Luscher per un confronto con la prima somministrazione (quella preliminare al corso di Training Autogeno di base). 

Per l'iscrizione si può telefonare al n. 389 1161310, oppure tramite il modulo che troverete QUI.

Per ulteriori approfondimenti sul corso di T.A. on-line cliccare QUI.

mercoledì 3 dicembre 2014

I pensieri sono cose viventi


 Fonte notizia:
I pensieri sono principi viventi, tenaci e solidi come la pietra. Noi possiamo cessare di esistere, ma i nostri pensieri non moriranno mai. Ogni cambiamento di pensiero, è sempre accompagnato dalle vibrazioni della sua sostanza mentale. Il pensiero, come forza, ha bisogno di una speciale materia sottile per esistere e per manifestarsi. Quanto più forte è il pensiero, tanto più precoce è la sua fruttificazione. Il pensiero deve essere focalizzato verso un determinato scopo con la stessa intensità con cui viene impresso e diretto. In tal modo il suo effetto sarà pari all’intenzione iniziale.
I pensieri sono forze più sottili
Il pensiero è una forza sottile, impercettibile, che trae la sua fonte maggiore di vita dall’alimentazione. Consultando i Chandogya Upanisad – e precisamente i dialoghi tra Uddalaka e Svetaketu – si potrà capire bene questo aspetto. Se il cibo con il quale ci alimentiamo è puro, anche il nostro pensiero diverrà ben presto puro. Chi ha pensieri puri, si

lunedì 24 novembre 2014

I sintomi dell'ansia

I sintomi dell’ansia possono essere fisici e mentali.
Quali sono i tipi di disturbi d’ansia?

Fonte notizia:
Esistono diversi tipi di malattie legate a questa malattia psicosomatica che sono state riconosciute, tra cui:
Attacco di panico: le persone che soffrono di questo disturbo provano sentimenti di terrore che le colpiscono improvvisamente e ripetutamente. Altri sintomi dell’attacco di panico comprendono sudorazione, dolore toracico, palpitazioni (battiti cardiaci insolitamente forti o irregolari) e una sensazione di soffocamento, che possono dare l’impressione di avere un attacco di cuore o di “impazzire”.
Disturbo d’ansia sociale. Il disturbo d’ansia sociale (chiamato anche fobia sociale), prevede una preoccupazione travolgente e un disagio nelle situazioni sociali quotidiane. La preoccupazione spesso è incentrata sulla paura di essere giudicati dagli altri per un comportamento che potrebbe causare imbarazzo o derisione.

L’ansia sociale può essere un disturbo giovanile oppure può colpire gli adulti.

Fobie specifiche: una fobia specifica è una forte paura di un oggetto o di una situazione specifica, come ad esempio i

lunedì 1 settembre 2014

Anoressia nervosa

DEFINIZIONE
Il termine Anoressia letteralmente significa: "perdita o diminuzione dell'appetito". Trattasi di una diminuzione o abolizione dell'alimentazione con spesso un ostinato rifiuto dei cibi che suscitano, per lo più, una vera e propria repulsione.
Se il soggetto viene forzato a mangiare, il fenomeno repulsivo si accentua con insorgenza anche molto acuta.
L'Anoressia mentale o nervosa è certamente la patologia più conosciuta tra i vari disordini alimentari, questo probabilmente è dovuto al fatto che fra tutti i disturbi alimentari è l'unico ad essere direttamente mortale e per questo motivo inevitabilmente scatena forti preoccupazioni e attenzioni soprattutto da parte dei familiari. 
Si tratta di una patologia che colpisce prevalentemente le giovani donne (tra i 13 e i 20 anni) e sovente i primi sintomi compaiono all'epoca del menarca. Tuttavia, si può affermare che, soprattutto negli ultimi anni, sono in aumento i casi di anoressia anche tra i giovani uomini. 
È importante, inoltre, sottolineare che l'anoressia nervosa è più diffusa nei paesi più progrediti industrialmente; infatti, si tratta di una sindrome legata al

lunedì 14 luglio 2014

Alti livelli di zucchero nel sangue e decadimento cerebrale

    Sappiamo tutti che lo zucchero è nocivo per i nostri denti, ma alcuni studi hanno dimostrato che esso è un male anche per le capacità di apprendimento e la memoria.

   Un recente studio pubblicato sulla rivista Neurology ha dimostrato che persone fisicamente sane, ma con alti livelli di zucchero nel sangue, hanno più probabilità di manifestare problemi di memoria. 
I ricercatori che hanno condotto questo studio sono stati attenti a reclutare persone senza diabete, intolleranza al glucosio o livelli cronicamente elevati di zucchero nel sangue ( Kerti et al., 2013 ).
Inoltre, dai 141 partecipanti, la cui età media era di 63 anni, furono escluse persone che erano in sovrappeso o che avevano avuto problemi di alcolismo
I ricercatori hanno effettuato sia un test di memoria che la scansione del cervello dei partecipanti, concentrandosi sulle dimensioni dell'ippocampo: una struttura vitale per

martedì 17 giugno 2014

Disturbo Ossessivo Compulsivo


CENNI STORICI
Le prime osservazioni sul comportamento ossessivo risalgono al 1860, ma solo verso l'inizio del nuovo secolo Freud aprì la via ad una comprensione più profonda di tale disturbo, egli lo chiamò: nevrosi ossessiva e ne descrisse il quadro clinico nella lezione 17 della "Introduzione alla Psicoanalisi" (1915-1917). Questa sintomatologia, prima dell'uscita della terza edizione rivisitata del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-III-R), era conosciuta come (psico)nevrosi ossessivo-compulsiva o, semplicemente, come è tuttora definito in Psicoanalisi: (psico)nevrosi ossessiva.
Tale disturbo, oggi definito: disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), pur essendo classificato tra i disturbi d'ansia dal DSM-IV-TR2, da molti è considerato invece, in virtù della sua scarsa rispondenza al trattamento con farmaci ansiolitici, come

giovedì 5 giugno 2014

Come lo stress prolungato provoca disturbi mentali gravi


    Il delicato equilibrio tra materia bianca e grigia è interrotta da stress cronico.
Lo stress prolungato provoca cambiamenti nella materia bianca e grigia del cervello che potrebbe aiutare a spiegare i disturbi emotivi e successivamente l'ansia.
    In una serie di esperimenti, gli scienziati di Berkeley hanno scoperto che lo stress cronico porta a un minor numero di neuroni e una maggiore produzione di mielina ( Chetty et al., 2014 ).
    I neuroni costituiscono la cosiddetta materia grigia del cervello; questi sono utilizzati per memorizzare ed elaborare le informazioni.
Mentre la mielina è una sostanza bianca grassa che circonda le connessioni tra i neuroni e che aiuta il flusso di informazioni in tutto il cervello.
Sappiamo già che l'equilibrio tra materia grigia e bianca nel cervello è molto importante.
    Le persone che hanno disturbi da stress post-traumatico, per esempio, hanno

mercoledì 28 maggio 2014

I magici effetti che la musica ha sulla mente

La grande musica può trasformare un giorno ordinario in qualcosa di magico, anche spirituale. E 'in grado di fornire sollievo, liberazione, sensazioni forti e di più.
Ma l'influenza della musica si estende anche oltre: fino dal nostro codice genetico, attraverso i nostri pensieri, il nostro corpo e nelle relazioni con gli altri.


1. Migliorare QI verbale
Suonare il pianoforte non significa solo migliorare le abilità musicali, ma può anche migliorare le abilità visive e verbali.
Uno studio condotto su ragazzi da 8 a 11 anni di età ha rilevato che, coloro che frequentavano corsi di musica extra-curriculari, avevano sviluppato un più alto QI verbale e abilità visive, rispetto a quelli senza formazione musicale ( Forgeard et al., 2008 ).
Questo dimostra che i vantaggi dell'apprendimento di uno strumento non sono puramente musicali, ma si estendono pure a livello cognitivo e di percezione visiva.

2. Sentire i brividi
Avete mai sentito i brividi lungo la schiena mentre si ascolta la musica? Secondo uno studio condotto da Nusbaum e Silvia (2010)  oltre il 90% di noi l'hanno sperimentato.
Il modo in cui si sente, però, dipende dalla vostra personalità. Le persone che hanno una

venerdì 2 maggio 2014

Alopecia Areata


DESCRIZIONE
Nonostante le numerose ricerche, l'eziopatogenesi di tale affezione rimane ancora sconosciuta ma si può affermare che colpisce circa il 2% della popolazione. Si tratta di una perdita dei capelli a chiazza unica o a chiazze multiple circoscritte, questo disturbo si presenta più frequentemente nei bambini ma è presente anche negli adulti. Le aree alopeciche sono ben delimitate, non infiammatorie e non cicatriziali, circondate da capelli o peli di aspetto normale. 
Sono state riscontrate diversi tipologie di Alopecia:
Alopecia Areata monolocularis: si manifesta in un unico punto del cuoio capelluto.
Alopecia Areata multilocularis: si manifesta in zone multiple del cuoio capelluto.
Alopecia Totale:  si manifesta su tutta l'area del cuoio capelluto.
Alopecia Universale: riguarda tutto il corpo, compreso zone pubiche, ascelle, ciglia e sopracciglia 
Alopecia Barbae: si manifesta limitatamente alla barba
Alopecia Areata Ophiasis: è una forma  limitata a regioni periferiche del cuoio capelluto, come ad esempio la zona posteriore del capo da orecchio a orecchio e/o la regione occipitale e temporale.

EZIOLOGIA
L'eziologia e la patogenesi dell' Alopecia Areata non sono

lunedì 7 aprile 2014

Eiaculazione precoce


DEFINIZIONE E DESCRIZIONE
Nell'ambito delle disfunzioni sessuali maschili l'eiaculazione precoce ricorre abbastanza frequentemente: circa il 25%-40% degli uomini. L'eiaculazione precoce si distingue in primaria quando insorge fin  dall'inizio dell'attività sessuale del soggetto e in secondaria se è intervenuta in un secondo momento, dopo un periodo di attività sessuale soddisfacente.  Si tratta, comunque, di un disturbo difficile da definire perché non esiste una possibilità di oggettivazione: per alcune coppie la precocità consiste solo nel fatto che i due partner non riescono a raggiungere l'orgasmo contemporaneamente, per altri si tratta di una eiaculazione che avviene subito dopo l'erezione. In pratica questo disturbo ha la particolarità che a volte può apparire tale solo in un'ottica duale, se confrontato alle aspettative dell'altro, e non in sé su scala individuale. In questo disturbo i meccanismi dell'orgasmo sono presenti, ma si esprimono con una tale rapidità da frustrare il soggetto nella ricerca del suo piacere. 
L'eiaculatore precoce è, sostanzialmente, un soggetto iperemotivo che non riesce a controllare tali sue reazioni. Poiché questo disturbo viene vissuto con un senso di vergogna, il paziente tende a sottovalutarlo rifiutandosi di affrontare seriamente il suo problema (sostenuto in ciò dalla frequente acquiescenza passiva della partner) e finendo così per creare una disarmonia cronica. 

CAUSE 
Le cause possono essere di tipo organico dovute, ad esempio, ad ipersensibilità del glande eventualmente accentuata da anomalie anatomiche esterne come la fimosi e il frenulo del pene corto, oppure a processi infiammatori come prostatite e vescicolite. Nella maggioranza dei casi, però, le cause di tale disfunzione sono d'origine psicologiche ed emotive, e riguardano spesso un'errata abitudine psicofisiologica acquisita attraverso un'attività autoerotica condotta con fretta e frenesia nell'epoca adolescenziale, spesso per via di sensi di colpa latenti o della necessità di celare tale pratica agli adulti. 
Alla difficoltà nel controllo dell'eiaculazione può inoltre contribuire il fenomeno dell'ansia da prestazione e una più generale difficoltà a gestire ed esprimere le emozioni.
Talvolta questo disturbo può mascherare una inconscia aggressività verso la donna in generale (quando la disfunzione è primitiva e permanente) o verso una partner in particolare (quando è secondario e congiunturale).
Per la psicoanalisi la "ejaculatio precox" è espressione di una fissazione all'erotismo uretrale e di mancato raggiungimento dell'organizzazione genitale. 

ORIENTAMENTI TERAPEUTICI
Se il disturbo maschera conflittualità profonde, è bene che venga affrontato in prospettiva psicanalitica. Se, invece, esso è espressione di insicurezza emotiva, risente positivamente di un trattamento psicoterapico volto, da un lato a far comprendere che il disturbo di cui soffre non è determinato da un'alterazione organica o da un'insufficienza ghiandolare, bensì solo da un non maturo sviluppo emotivo, dall'altro all'allenamento dell'autocontrollo mediante tecniche comportamentali adeguate. Inoltre, poiché l'eiaculazione precoce si accompagna inevitabilmente all'ansia d'attesa il Training Autogeno costituisce un ottimo mezzo per affrontare in sede terapeutica tale disfunzione, così come i percorsi terapeutici brevi che utilizzano le immagini mentali. Ottimi risultati danno pure i protocolli di prescrizioni comportamentali elaborati ad hoc nell'ambito delle terapie strategiche brevi. I trattamenti farmacologici, invece,  che prevedono attualmente l'utilizzo di anestetici locali o l'assunzione di un farmaco appartenente alla categoria degli SSRI, denominato dapoxetin, non offrono soluzioni durature e definitive.

Dott.ssa Maria Giovanna Zocco


venerdì 28 febbraio 2014

Isteria


DEFINIZIONE
     Il termine isteria indica una psiconevrosi caratterizzata da disturbi permanenti (sensitivi, sensoriali, psichici) e transitori (convulsioni, paralisi). Nell'immaginario collettivo è stata da sempre considerata una malattia appartenente all'universo femminile, infatti, la parola stessa deriva dal greco "hystara" che vuol dire utero. 
Babinsky (famoso allievo di Charcot) ne dà la seguente definizione: "...stato patologico che si manifesta con disturbi che si possono riprodurre per via suggestiva... e che sono suscettibili di scomparire per il solo effetto della contro-suggestione" 
Per tale ragione infatti l'isterico un tempo era considerato un simulatore e lo stesso Babinsky lo considerò come una forma di mitomania, così come il mitomane fabula con il suo spirito, così l'isterico con il suo corpo. L'avvento della psicoanalisi fece giustizia di molte antiche credenze sull'isteria e pose le basi per la comprensione del fenomeno che, come è noto, rivela conflitti affettivi non pervenuti alla coscienza o repressi nell'inconscio dalla censura dell'Io. 

   Che esista una personalità isterica è oggi messa in dubbio dalla stragrande maggioranza degli studiosi, tuttavia vengono indicati alcuni tratti caratteristici che si ritrovano frequentemente negli isterici, come ad esempio il bisogno di farsi notare, di mettersi in vista, di assumere movenze teatrali, così come la facilità alla menzogna insieme a labilità, immaturità emotivo-affettiva, suggestionabilità, instabilità e infantilismo.

Il quadro clinico di questo disturbo  comprende:
- le crisi convulsive isteriche che, a differenza di quelle comiziali, si contraddistinguono per il mantenimento dello stato di coscienza;  
- la cosiddetta "crisi di nervi" (il malato gesticola, si tiene la testa tra le mani e poi si accascia su una sedia come se fosse in preda ad una lipotimia; 
- gli stati crepuscolari cioè lo stato di affievolimento della coscienza fino ad uno stato di trance. Dal punto di vista nosologico, Freud ha distinto due forme isteria: "isterismo di conversione" e "isterismo d'angoscia". Ancora oggi la maggioranza degli autori le considera due forme completamente distinte, riservando il meccanismo della conversione alle malattie psicosomatiche. 

PSICODINAMICA
   Oggi a causa delle mutate situazioni sociali e della diversa condizione della donna (come detto difatti, l'isteria era una malattia prevalentemente femminile) il quadro dell'isteria classica che si manifestava con la famosa "grande crisi di Charcot" è pressoché scomparso, l'interesse dello psicoterapeuta è specificatamente incentrato sulla "isteria di conversione" e ciò, sia che la si voglia intendere come una nevrosi che come una reazione psicosomatica. La conversione è considerata come un processo inconscio, attraverso il quale i conflitti intrapsichici, che altrimenti darebbero luogo all'ansia, raggiungono un'espressione esterna simbolica. I pensieri consciamente rifiutati, oltre alle difese psichiche contro di essi, sono trasformati o convertiti in una varietà di sintomi fisici, fisiologici e psicologici. 

    Quindi la conversione somatica (termine oggi usato in luogo della tradizionale "isteria di conversione) si fonda su alcuni presupposti:
1) esistono impulsi e conflitti inconsci;
2) la coscienza li rifiuta a causa dei loro contenuti disturbanti (per lo più di natura sessuale):
3) non potendoli eliminare la coscienza li trasforma in una espressione somatica simbolica (sintomi);
4) i sintomi somatici che derivano da questo processo hanno la funzione di alleviare l'ansia del paziente mantenendo la rimozione e cercando nel contempo la risoluzione dei conflitti inconsci o quanto meno un po'di sollievo dalla loro oppressione.

ORIENTAMENTI TERAPEUTICI
Da quanto detto sopra appare evidente che la terapia principe nel trattamento dell'isteria resta quella psicoanalitica incentrata, come è noto, sul transfert; ma, essendo la cura psicoanalitica lunga, difficile e sovente inefficace molti terapeuti propongono l'ipnosi, che specie nei sintomi di conversione più comuni (come dolore agli arti, visceri o capo, mancanza di appetito,vomito, ecc.) riesce a dare risultati positivi e in tempi assai brevi.
Anche il Sogno da Svegli Guidato, come riporta lo stesso Desoille, dà risultati eccellenti con soggetti di temperamento isterico.
E tuttavia può essere impostato anche un trattamento terapeutico che miri solo alla comprensione e all'accettazione dei conflitti o alla risoluzione di questi (senza, cioè, giungere necessariamente alla conoscenza del profondo). 
In ogni caso quale che sia l'orientamento scelto, la terapia delle conversioni somatiche deve porsi comunque un solo obiettivo: e cioè quello di offrire al paziente di meglio dei suoi sintomi. 

Dott.ssa Maria Giovanna Zocco



Fonti: 
Luigi Peresson: Ipnositerapia 

mercoledì 5 febbraio 2014

Ipocondria


DEFINIZIONE
Il termine ipocondria sta ad indicare una eccessiva ed angosciosa preoccupazione per il proprio stato di salute. La persona può essere concentrata sul funzionamento di un organo o di un apparato o spostare la sua attenzione da un settore all'altro del corpo. L'interesse del soggetto è talmente polarizzato che, nei casi più gravi, egli si estranea totalmente da tutto ciò che lo circonda adottando in maniera stabile il “ruolo di malato”, vivendo come invalido ed evitando sforzi occupazionali o responsabilità personali. Possono di fatto svilupparsi ed essere provati vari sintomi spiacevoli che colpiscono qualsiasi regione del corpo per cui la sola base organica non è sufficiente  a spiegare il malessere e la preoccupazione del paziente che appare, in ogni caso, sproporzionata alla realtà. In sostanza nell'ipocondriaco con personalità nevrotica, non si trovano o sono del tutto insufficienti, lesioni organiche che possono giustificare la sintomatologia spesso presentata. 

PSICODINAMICA
Dal punto di vista psicodinamico, le sensazioni denunciate dal paziente ipocondriaco finiscono per sfociare, nella convinzione di essere affetto da una malattia organica grave come un tumore, coronopatie, malattie infettive ecc. Orbene, tale malattia immaginaria è vissuta come un persecutore di cui l'individuo è prigioniero. Secondo alcuni autori l'interesse per il proprio corpo sarebbe determinato dalla perdita da parte del paziente di un oggetto per lui significativo. Per la psicoanalisi l'ipocondria costituirebbe una regressione allo stato narcisistico proprio a causa della concentrazione di interesse sulla propria persona.
Anzitutto è indispensabile riconoscere le basi emotive del disturbo giacché non serve assolutamente a nulla la rassicurazione medica circa l'assenza di lesioni anatomiche (questa, al più, tranquillizza il paziente per qualche ora o per qualche giorno. Bisogna tener presente, inoltre, che l'ipocondriaco non è un simulatore come potrebbe apparire, ma al contrario i sintomi da lui denunciati, ancorché risultassero del tutto immaginari, sono per lui fonte di malessere autentico. Quindi sono necessari comprensione e disponibilità a ricercare le cause e gli scopi difensivi dei sintomi. 

TIPOLOGIE
Le paure dell'ipocondriaco possono essere di due tipi: la paura di avere già una malattia e la paura di contrarre una malattia. L'appartenenza all'una o all'altra categoria è importante in quanto definisce l'atteggiamento tipico dell'ipocondriaco e i comportamenti messi in atto per affrontare il problema. 
L'ipocondriaco che ha paura di avere già una malattia è colui che è alla continua ricerca di rassicurazioni mediche, e accade spesse volte che pazienti appartenenti a questa tipologia hanno un rapporto conflittuale con i medici, laddove si convincono che questi ultimi non sono in grado di spiegare in maniera soddisfacente i loro sintomi e come trattarli. Il soggetto ipocondriaco, inoltre, richiede spesso test e analisi cliniche, ricorre di continuo ad auto-esame corporeo, a consultazioni di materiale informativo medico e a preparati fitoterapici. Può lamentarsi persistentemente della propria salute e discutere le sue preoccupazioni fin nei minimi dettagli con i familiari o  con chiunque si mostri disponibile ad ascoltarlo. 
Al contrario, l'ipocondriaco che ha paura di contrarre una malattia tende, invece, a rifuggire tutto ciò che ha a che fare con la malattia, perfino le indagini mediche di routine a scopo preventivo. Egli eviterà i luoghi in cui pensa ci sia il rischio di contrarre la malattia così come le persone che potrebbero contagiarlo, egli quindi, si terrà lontano dagli ospedali e dal personale più esposto al contatto tipo medici e infermieri. L'ipocondriaco appartenente a questa tipologia tende ad evitare anche tutto ciò che parla della malattia di cui ha paura di ammalarsi, rifugge, quindi, riviste scientifiche e programmi televisivi che affrontano il problema e, il più delle volte, ricorre a forme di autodiagnosi e auto-trattamento.
Di interesse meramente psichiatrico sono invece le forme ipocondriche di tipo " deliranti" con vero e proprio delirio interpretativo accompagnato talvolta da allucinazioni in cui il paziente descrive con incrollabile certezza lesioni immaginarie, di interesse pure psichiatrico sono anche quelle con tendenze "rivendicatrici" che possono provocare reazioni antisociali gravi anche contro i familiari. 

CAUSE
Riguardo le cause del disturbo, la maggior parte degli studiosi concordano sul fatto che l'ipocondria derivi dalla concomitanza di fattori predisponenti, fattori precipitanti e fattori di mantenimento. Secondo questo modello l’individuo può essere inizialmente predisposto a sviluppare un disturbo ipocondriaco, per la presenza di alcuni fattori di rischio biologici e psicologici, questi ultimi legati, magari, a particolari esperienze di apprendimento durante l’infanzia. Su questo substrato di vulnerabilità individuale interverrebbero alcuni fattori precipitanti che fungerebbero da interruttori del disturbo come ad esempio: eventi stressanti o particolari stati emotivi che agirebbero da amplificatori di risposte somatiche in un primo momento normali. 
Una scorretta interpretazione in senso minaccioso di tali normali risposte somatiche determinerebbe una elevata quota d’ansia, mantenuta e rinforzata dalle strategie inadeguate e disfunzionali che il soggetto adotta per fronteggiare il suo malessere. Da qui i tipici comportamenti dell'ipocondriaco: l’evitamento, la ricerca ossessiva di rassicurazione, il body-checking  e così via.

TRATTAMENTO
Escludendo gli ipocondriaci rientranti nell'ambito di un interesse psichiatrico, l'intervento psicoterapico, che è sempre indispensabile, dal momento che il semplice impiego dei farmaci non risolve di certo i problema, deve essere orientato in modalità intensive. Si tratta, cioè, di dirigersi verso l'interno del soggetto, di analizzare i sintomi, di chiarire i suoi conflitti emotivi inconsci in modo da sostituire il meccanismo nevrotico di difesa rappresentato dall'ipocondria con un atteggiamento più maturo e costruttivo. Lavoro certo non facile né breve, ma indispensabile se si vuole arrivare alla radice del disturbo. 
Riguardo, quindi, al tipo di terapia, possiamo affermare che, oltre a quelle psicodinamiche, le tecniche che utilizzano le immagini mentali, senza dubbio sono tra le più indicate. Anche l'allenamento autogeno di Schultz può dare risultati veramente interessanti nel trattamento dell'ipocondriaco, a patto però di non trovarsi di fronte ad una struttura patologica della personalità in fase di evoluzione. Risultati positivi e in tempi veramente ridotti si ottengono anche con tecniche specifiche della terapia strategica breve.

Dott.ssa Maria Giovanna Zocco

Fonti: 
Luigi Peresson: Ipnositerapia 
Sito: "cafè psicologico.it"


lunedì 27 gennaio 2014

Riconsiderazioni su parte destra e parte sinistra del cervello



Esiste un presupposto popolare secondo il quale le persone in cui domina la parte destra del cervello sono più creative, mentre in quelle dove è la parte sinistra ad essere dominante sono più analitiche e logiche. 

L'idea base di ciò è che questi due tipi distinti di personalità siano il risultato della metà del cervello che è più attiva rispetto all'altra.
Le ricerche su questo argomento non hanno mai dato prove riguardo questo assunto, ma ora i ricercatori hanno condotto un importante studio che ha sfatato tale convinzione esaminando le scansioni della risonanza magnetica funzionale (FMRI) su oltre 1000 persone ( Nielsen et al., 2013 ).
Ogni persona veniva invitato a stare sdraiato nello scanner e a pensare niente di particolare