martedì 26 gennaio 2016

Bruxismo


DEFINIZIONE
Il termine Bruxismo deriva dalla lingua greca, ed indica una particolare abitudine che consiste nel digrignare o serrare i denti. 

Si può, quindi, distinguere tra: 
  • Bruxismo “rumoroso” (digrignamento)
  • Bruxismo“silenzioso” (serramento)
  • Bruxismo misto

Il bruxismo è stato definito un'attività parafunzionale in quanto non rientra nella “funzione” propria della bocca, come d'altronde accade anche per altre abitudini tipo: masticare gomme americane, mangiarsi le unghie, morsicarsi le labbra, morsicare penne o matite ecc. 
Il singolo episodio di bruxismo può durare in media nove secondi, riguarda circa il 10% della popolazione ed ha uguale incidenza tra maschi e femmine. Nei bambini la percentuale aumenta a circa il 30% con la più alta incidenza in bambini al di sotto dei 5 anni.
Solitamente il bruxismo viene attuato in stato di incoscienza cioè durante il sonno; tuttavia l'instaurarsi col tempo dell'abitudine, fa sì che il soggetto lo possa compiere anche da sveglio.

SEGNI E SINTOMI
I sintomi non sono chiari, e si sovrappongono per lo più a quelli derivanti dalla malocclusione. Fino a qualche tempo fa si riteneva che i due fenomeni fossero strettamente collegati, ma la ricerca scientifica ha dimostrato che bruxismo e malocclusione sono due fenomeni completamente diversi che hanno in comune solo gli effetti dannosi a carico dell'articolazione temporo-mandibolare.
Clinicamente si può sospettare la presenza di bruxismo quando si verifica una di queste

lunedì 4 gennaio 2016

Il cervello cambia e non sempre ce ne accorgiamo

Utilizzando le tecniche di neuroimaging più avanzate, la scienza ha individuato alcune attività che modificano in modo permanente il nostro cervello, sia cambiando la sua struttura che aumentandone e riducendone le dimensioni o, perfino, alterandone la biochimica. 

Eccone alcune:
Dormire male
Se si dorme poco o male, il cervello si restringe. Questa è la conclusione cui sono giunti l'anno scorso Charles E.Sexton e i suoi colleghi presso l'Università di Oxford (Regno Unito), dopo aver utilizzato la risonanza magnetica per studiare la relazione tra la scarsa qualità del sonno e il volume del cervello. I risultati, pubblicati in Neurology, hanno dimostrato che la difficoltà a dormire è legata alla rapida riduzione del volume del cervello con l'età. Questo calo riguarda settori importanti del cervello come le aree temporali, parietali e lobi frontali, responsabili del linguaggio, del tatto, dell'equilibrio, delle abilità logico-matematiche e della capacità di prendere decisioni.
Leggere romanzi
«Tu sei ciò che sei, non per quello che hai scritto, ma per quello che hai letto» proclamò Jorge Luis Borges. E le neuroscienze hanno dimostrato che, almeno per ciò che riguarda il cervello, lo scrittore argentino aveva ragione. Alcune strutture cerebrali si trasformano quando leggiamo. Le connessioni dei neuroni nel lobo temporale sinistro, legati