lunedì 21 ottobre 2013

Otto aspetti curiosi dell'ansia


Gli studi dimostrano che l'ansia influisce sull'olfatto e l'equilibrio, su come giudichiamo i volti delle persone e sulla percezione del nostro spazio personale.
L'ansia è una condizione normale quando ci avvisa che c'è un pericolo e che dobbiamo fare qualcosa. Ma quando si presenta senza una causa apparente può essere un'emozione spiacevole, e quando è in eccesso può essere addirittura paralizzante.

Ecco otto aspetti curiosi dell'ansia:

1. L'ansia altera le percezioni olfattive
Quando le persone diventano più ansiose, sono più propense ad etichettare gli odori neutri come i cattivi odori e sanno distinguere meglio tra diversi odori ( Krusemark & Li, 2013 ). 

2. L'esercizio fisico riduce l'ansia
Generalmente, quando la gente fa esercizio fisico si sente meno ansiosa. Appena 20 minuti possono bastare a far sentire più tranquilli. I vantaggi di un po 'di allenamento si estendono oltre la palestra, anche nella vita di tutti i giorni.
L'esercizio fisico sembra avere un effetto duraturo, e contribuisce a ridurre l'ansia di fronte a situazioni stressanti anche dopo tempo. Infatti molti sostengono che bisognerebbe prescrivere esercizio fisico per depressione e ansia invece di farmaci.

3. L'effetto dei genitori
Come in molte altre caratteristiche umane, un elevato livello di ansia è in parte nei geni, ma in parte ereditato del comportamento dei genitori. Infatti i bambini hanno maggiori probabilità di diventare ansiosi quando i loro genitori li criticano continuamente, mettono in dubbio le loro capacità  e sono emotivamente freddi ( Budinger et al., 2012 ).

4. Pensare in modo diverso
Uno dei modi migliori per ridurre l'ansia è quello di ristrutturare le situazioni in modo diverso.
Esempi: questo che mi accingo a fare non è un esame, è un piccolo quiz divertente. Non è

venerdì 4 ottobre 2013

Agorafobia: la paura della piazza


DEFINIZIONE
     Il termine Agorafobia deriva dal greco e significa “paura (phobia) della piazza (agorà)”, infatti le persone che presentano tale disturbo hanno paura degli spazi aperti e dei luoghi affollati.
Secondo il DSM IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) l’Agorafobia è classificata tra i disturbi d’ansia, poiché la sua caratteristica principale è proprio l’ansia relativa al trovarsi in luoghi o situazioni dalle quali può essere difficile (o imbarazzante) allontanarsi o essere soccorsi in caso di sintomi di malessere o di attacchi di panico.
    Il soggetto agorafobico prova un senso di profonda angoscia alla sola idea di attraversare una piazza, un ponte, una strada, o anche semplicemente all'idea di mescolarsi tra la folla o di salire su autobus. 
    In alcuni casi, quando la paura è circoscritta ad un luogo ben definito e preciso, come ad esempio un determinato quartiere cittadino o un particolare ristorante ecc. in tal caso si parla Topofobia. 
    Ciò che accomuna entrambi i tipi di agorafobia è che il soggetto mette in atto strategie per evitare le situazioni temute, ad esempio eviterà di recarsi in luoghi affollati o di uscire di casa da solo; quindi, evitare i luoghi o le situazioni temute riduce l’ansia rinforzando il comportamento di evitamento, questo porta la persona a confinarsi nei luoghi che considera sicuri compromettendo significativamente la sua vita sociale, nei casi più gravi, quando gli spazi non ansiogeni si sono man mano ristretti sempre più fino a ridursi solo alla propria abitazione la persona non riesce ad allontanarsi da casa nemmeno se in compagnia di una persona fidata.

SINTOMI
   Solitamente la persona che soffre di Agorafobia ha paura ad uscire di casa da sola, ed è proprio quando si è da soli che i sintomi si manifestano con maggior intensità, perché vengono a mancare i propri punti di riferimento, come ad esempio la casa o una persona di fiducia.
L'agorafobia può presentarsi con o senza attacco di panico. Le persone con Disturbo di Panico soffrono di episodi caratterizzati da intenso terrore, conosciuti come attacchi di panico, in cui si sentono travolti dall’ansia e hanno un forte impulso a fuggire o a chiedere aiuto.

I sintomi relativi all’Agorafobia con Disturbo di Panico sono:
ansia intensa,
senso di smarrimento,
dispnea o sensazione di soffocamento,
vertigini, sbandamenti.
sensazione di essere sospesi, come se venisse a mancare la terra sotto i piedi,

In caso di attacco di panico vero e proprio invece la persona manifesta alcuni dei seguenti sintomi:
palpitazioni o tachicardia,
sudorazione,
tremori fini o a grandi scosse,
sensazione di mancanza di respiro o di oppressione,
sensazione di soffocamento,
dolore al torace,
nausea o disturbi addominali,
sensazione di vertigini, instabilità, testa leggera o svenimento,
derealizzazione (senso di irrealtà) o depersonalizzazione (di essere staccati da se stessi),
paura di impazzire o di perdere il controllo,
paura di morire,
parestesie (alterazioni della sensibilità soggettiva che si manifestano in assenza di stimoli, come ad esempio formicolii, sensazione di essere punti da uno spillo, sensazione di freddo, calore o acqua che scorre all’interno del corpo),
brividi o vampate.

Agorafobia senza Disturbo di Panico:
I sintomi dell’Agorafobia senza Disturbo di Panico sono simili a quelli sopra descritti, la differenza consiste nel fatto che, in questo caso, ciò che la persona teme non è l’attacco di panico ma il manifestarsi di sintomi inabilitanti o estremamente imbarazzanti. Tra le situazioni più temute vi è perdita del controllo della vescica, un attacco di diarrea improvvisa, vomitare in pubblico, il soggetto inoltre può avere paura di un attacco cardiaco in un contesto in cui nessuno è in grado di aiutarlo.

CAUSE
    Non è possibile indicare un'unica causa del disturbo di Agorafobia, essa può presentarsi dopo un periodo di intenso stress e manifestarsi in breve tempo, oppure può comparire in modo più insidioso e progressivamente più invalidante. Solitamente, la persona ha sperimentato uno o più Attacchi di Panico in un determinato luogo o situazione e, da quel momento in poi, cerca di evitare il luogo in cui si è verificato l'episodio di panico. Con il passare del tempo, il soggetto tende ad evitare anche luoghi o situazioni simili a quelli originari.
   L'interpretazione psicodinamica riguardo la patogenesi dell'Agorafobia distingue tre aspetti essenziali: 
- la predisposizione psichica del soggetto:
- il contesto sensoriale in cui la fobia è insorta originariamente;
- il conflitto inconscio ed il ruolo del simbolismo nella "scelta" dell'oggetto fobico.
  Come è noto, per la psicoanalisi, l'Agorafobia è l'espressione di quel particolare meccanismo di difesa (tipico delle fobie) definito spostamento per il quale il soggetto trasferisce la sua paura originaria di natura inconscia, ad una fonte esterna che, apparentemente, non ha rapporto con la prima. Con questo meccanismo il soggetto evita di prendere coscienza della fonte reale del suo conflitto interno evitando, in tal modo, l'insorgenza di un'ansia ancora più intensa e spesso insopportabile. C'è da aggiungere che la fonte del conflitto inconscio è, per la psicoanalisi, sempre di matura sessuale, tant'è che nel caso dell'Agorafobia si tratterebbe dello spostamento della paura di cedere a desideri erotici, a tentazioni di libidine, a pericoli di castrazione ecc.
    Tuttavia non è detto che l'insorgenza di una reazione fobica debba essere posta necessariamente in relazione causale con il conflitto inconscio e quindi con il processo difensivo dello spostamento. Si assiste spesso al sorgere di una fobia a causa di uno specifico contesto sensoriale. Un organismo, che di fronte ad una qualsiasi situazione traumatica reale risponde con tutte le reazioni psicofisiologiche adeguate, può registrare tale risposta ed estenderla in situazioni simili. Naturalmente viene spontaneo chiedersi: "come mai un soggetto sviluppa un'Agorafobia quando ad altre persone in situazioni simili non accade?". Qui subentra la specificità individuale, il tipo di difesa che il soggetto è solito adottare, la differente sensibilità di differenti persone a quelli che sembrano traumi emotivi identici, in sostanza alla base di un disturbo fobico c'è sempre un terreno psicologico favorevole. 

TRATTAMENTO
    A prescindere dal trattamento analitico ortodosso, nell'impostare un programma di cura si rende necessario segnalare alcune tipologie di interventi: 
-  ricordo dell'esperienza traumatizzante, cioè la liberazione del materiale rimosso. Ciò può portare ad una rapida risoluzione della fobia. Si può ottenere con varie tecniche tra cui l'ipnosi, associazioni libere, analisi dei sogni;
-    tecniche di Terapia Strategica Breve
- esercizi di rilassamento, tra cui in particolare il Training Autogeno di Schultz, o il Rilassamento Frazionato di Jacobson;
- la Neutralizzazione Autogena, in particolare l'Abreazione Autogena come precisata da Wolfgang Luthe;
- allenamento ed uso dell'immaginazione guidata come ad esempio il Réve Eveillé Dirigé (R.E.D.)  di Robert Desoille;
- tecnica della Desensibilizzazione Sistemica di Wolpe:
- PNL (Programmazione Neurolinguistica) di Bandler e Grinder;
- tecniche cognitive comportamentali.
    Va ricordato, infine, che qualunque sia il mezzo impiegato per il superamento del sintomo, il soggetto deve essere aiutato ad integrare in un tutto armonico anche gli altri aspetti costitutivi della personalità, per evitare il riemergere del sintomo o la formazione di nuovi.

dott.ssa Maria Giovanna Zocco

giovedì 3 ottobre 2013

Tabagismo

    
    Con il termine "tabagismo" ci si  riferisce una sindrome tossica dovuta all'uso costante e prolungato di tabacco, in prevalenza di tabacco da fumo (sigarette e sigari), in percentuale nettamente minore di tabacco da pipa, da fiuto e da masticare. Si tratta di una intossicazione cronica che provoca tutta una serie di piccole turbe e lievi disturbi psichici che agiscono negativamente sul rendimento e sull'attività sociale del fumatore (sono così coinvolte le funzioni della memoria, dell'attenzione, del sonno etc).  
   I danni più importanti prodotti dal fumo di tabacco sono quelli a carico dell'apparato respiratorio e cardiovascolare. Per quanto riguarda il primo, gli studi compiuti in vari Paesi hanno ormai dimostrato inequivocabilmente la stretta correlazione tra il fumo e il cancro del polmone; l'incidenza di questa neoplasia è leggermente inferiore nei fumatori di sigari e pipa (probabilmente perché molti non inspirano il fumo), i quali presentano però un maggior rischio di sviluppare una neoplasia della cavità orale e delle vie aeree superiori; chi fiuta o mastica tabacco è esposto soprattutto al rischio di cancro della cavità orale. 
     Associate al fumo sono inoltre malattie respiratorie quali la bronchite cronica e l'enfisema. Il fumo di tabacco contiene nicotina, un alcaloide stimolante che può illudere il fumatore di ottenere un miglioramento temporaneo della memoria, dell'umore e della velocità di riflessi. In realtà, la nicotina, come la morfina, genera anche una forte dipendenza chimica, sia fisica che psicologica, da qui, la grande difficoltà ad abbandonare questo vizio tanto pericoloso per la salute, privato del tabacco, infatti, il soggetto può provare difficoltà a pensare e a lavorare, può lamentare cefalee e solitamente diventa nervoso e irritabile.
   Dal punto di vista della psicodinamica del fumatore c'è da sottolineare anzitutto il condizionamento socio-culturale che fa associare al ragazzo una serie di contenuti positivi sull'uso del tabacco: così l'indipendenza, la virilità, la sicurezza, mentre in pari tempo soddisfa anche i bisogni orali e aggressivi. Fumare, insomma, significa avere in mano (o un bocca) qualcosa, la sigaretta appunto, che determina nel soggetto un senso di difesa e gli permette anche di assumere un "contegno" verso il prossimo. Col tempo poi si instaura una dipendenza nicotinica ed una psicologica (molto incisiva) che rendono schiavo il soggetto dal suo vizio. 
   Da molti anni si sono avviate esperienze di un certo interesse terapeutico volte a disintossicare i fumatori mediante riunioni di gruppo in cui vengono illustrati i danni  che la nicotina e le altre sostanze provenienti dalla combustione del tabacco hanno sull'organismo nonché, attivati scambi di idee tra i partecipanti favorenti il reciproco appoggio. Utili si sono dimostrate anche le tecniche distensive (tipo Training Autogeno) in quanto il fumatore riesce meglio a fronteggiare il suo vizio quando è rilassato, mentre lo stato di tensione e di nervosismo facilita il ricorso alla sigaretta. Molto efficace si è rivelata una tecnica, che fa parte del gruppo di terapie autogene: la verbalizzazione autogena elaborata da Luthe, collaboratore di Schultz. che va eseguita dopo il doppio binario. Anche l'ipnosi e la PNL (Programmazione Neuro Linguistica) vantano grossi successi nel liberare il fumatore dalla dipendenza nicotinica; tuttavia è necessario che il fumatore manifesti l'assoluta motivazione personale a smettere, e smettere definitivamente e completamente. 
dott.ssa Maria Giovanna Zocco