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martedì 26 marzo 2024

Da dove hanno origine i problemi umani? Olismo: un nuovo approccio alla salute e al benessere

Immagine tratta dal sito: Detox Energy Care  da consultare per approfondire

Per troppo tempo, nella cultura occidentale, è stato commesso l'errore di considerare l'essere umano come un'entità spezzettata; nonostante sempre più ricerche, nell'ambito della psicosomatica, abbiano dimostrato proprio il contrario e cioè: la stretta interconnessione di tutti gli aspetti della persona. 

Da qui, l'esigenza di un approccio diverso per una corretta e rapida risoluzione dei problemi umani: quello olistico. In effetti il termine 'olismo' deriva dal greco ὅλος (hòlos) che significa "Totalità", "Interezza".

Un modo nuovo, quindi, di accostarsi all'individuo e alle sue difficoltà: quello di considerarlo non come un'entità frammentata ma come una persona intera dove psiche, corpo, esperienze di vita, relazioni interpersonali, credenze culturali o religiose, ambiente e nutrizione, paure e aspettative convergono e si intersecano dando luogo alla persona così come si è venuta a strutturare nel presente: con il proprio equilibrio/squilibrio psico-fisico, adattamento/disadattamento ambientale, salute o malattia, dinamiche relazionali armoniose o tossiche e così via. 

Le terapie olistiche hanno proprio lo scopo di ripristinare l'equilibrio psicofisico dell'individuo, considerandolo nel suo insieme e stimolandone il benessere ed eventualmente il processo di autoguarigione.

L'approccio olistico si rivela alquanto efficace per: 

- coloro che vogliono abbandonare vecchie abitudini disfunzionali (tipo dipendenze di vario genere); 

- rimuovere blocchi energetici ed emozionali al fine di riconquistare l'equilibrio neuro-vegetativo naturale; 

- ottenere un'approfondita conoscenza di se stessi e della propria personalità; 

- ricreare armonia a livello spirituale, dopo un grande dolore, una perdita o un lutto

Immagine tratta dal sito: "dekacorsionline.com"

L'operatore delle Discipline Olistiche e Bio-naturali si avvale, quindi, di varie tecniche che possono riguardare: 

- la conoscenza di sé stessi e l'autostima con l'utilizzo di specifici test; 

- l'aspetto psicologico con le visualizzazioni guidate;

- l'unità psico-fisica con l'apprendimento di tecniche autogene ed energetiche; 

- la sfera spirituale per malessere esistenziale, perdite o lutto, con tecniche multimediali che includono la costruzione del "oggetto della memoria"

- le relazioni interpersonali con indicazioni comportamentali di tipo strategico;

- l'aspetto nutrizionale e le cure naturali. 

L'approccio olistico può svolgersi in tempi brevi con pochi incontri on-line attraverso video-sedute, l'invio di materiale guida, protocolli scritti, test e istruzioni comportamentali anche  attraverso e-mail o chat. 

Per informazioni contattare la Dott.ssa Maria Giovanna Zocco al nr. 389 116 1310 (anche WhatsApp)

Nota: questo nuovo approccio ai problemi umani non vuole sostituirsi alla classica medicina allopatica, piuttosto si affianca ad essa per una più rapida guarigione ma, soprattutto, per prevenzione di eventuali recidive o spostamento dei sintomi.  

venerdì 3 maggio 2019

Il Narcisismo digitale e le patologie da iperconnessione

Tra selfie e post anche il nostro assetto psicologico sta cambiando: possiamo parlare di patologie da iperconnessione? Quali sono le più preoccupanti?

Fonte:

La cognizione di una diffusione di tratti narcisistici nella popolazione occidentale ha portato diversi autori a indagarne i motivi, c’è chi ha parlato di cultura del narcisismo e addirittura di un’epidemia del narcisismo.

Che cos’è il narcisismo? 
In ambito psicologico, il narcisismo è un tratto della personalità e può essere considerato, secondo la logica di un continuum, uno stato normale. Il narcisismo ha di per sé un’accezione positiva: indica l’amore sano e legittimo per se stessi (Behary, 2013). Perde tale connotazione quando si lega ad un bisogno abnorme di attenzione, affermazione, apprezzamento, gratificazione esterna. Se quest’atteggiamento psicologico interferisce seriamente con i rapporti interpersonali, gli impegni quotidiani e la qualità della vita, può assumere una dimensione patologica culminante nel disturbo narcisistico di personalità.

Il narcisismo digitale
Con l’arrivo del Web, ed in modo particolare dei social network, si è assistito ad una proliferazione del narcisismo sotto forma di narcisismo digitale. Con l’espressione di “narcisismo digitale” alcuni filoni di ricerca indicano un insieme di pratiche comunicative tipiche dell’universo 2.0 e fondate su un egocentrismo così accentuato da apparire patologico (Zona, 2015). 
La cognizione di una diffusione di tratti narcisistici nella popolazione occidentale ha portato diversi autori a indagarne i motivi: c’è chi ha parlato di cultura del narcisismo (Lasch, 1979), e addirittura di un’epidemia del narcisismo (Twenge, Campbell, 2009). In un articolo di Erica Benedetto, scritto per l’occasione su State of Mind, ci viene mostrato uno studio condotto tra gli atenei di Swansea e Milano (Reed, Bircek, Osborne, Viganò, Truzoli, 2018) in cui si afferma che farsi più selfie rinforzerebbe i tratti narcisitici di personalità. I ricercatori hanno preso in esame 74 individui di età compresa dai 18 ai 34 anni, durante un periodo di quattro mesi. Un altro elemento preso in considerazione è stata l’assiduità con cui i partecipanti hanno utilizzato i social media (Twitter, Facebook, Instagram e Snapchat) durante il corso della ricerca. In media, durante l’arco temporale dello studio, i partecipanti hanno usato i social per tre ore al giorno, nonostante qualcuno abbia riportato un utilizzo di ben 8 ore circa. In percentuale, Facebook si è rivelato essere la community digitale più utilizzata (60%), a seguire Instagram (25%) e infine, Twitter e Snapchat (13%). I due terzi dei soggetti coinvolti adoperavano i social principalmente per postare selfie. I social network quindi funzionavano da moltiplicatori del loro desiderio di essere al centro dell’attenzione. Soprattutto perché agiscono principalmente sull’immagine. Inoltre, è stato dimostrato che i partecipanti allo studio che erano soliti postare un numero eccessivo di selfie, in accordo con la scala di misurazione utilizzata, presentavano il 25% dei tratti narcisistici oltre il cut-off clinico per il Disturbo Narcisistico di Personalità. Per la prima volta, grazie a questa ricerca, si è giunti dunque a dimostrare l’esistenza di una correlazione tra la frequenza di utilizzo dei social media e narcisismo in relazione alla pubblicazione dei selfie.

Ed ancora, una collega italiana in forza all’University of Georgia, in uno studio condotto su 130 profili di facebooker, ha evidenziato come il numero di amici, il tipo di immagini e i commenti associati a un profilo costituiscano una misura attendibile del grado di narcisismo dell’utente. I narcisisti, secondo quanto emerso dallo studio della Dott.ssa Buffardi, pubblicano sulle loro pagine le foto in cui compaiono più belli e trendy mentre i “normali” utilizzano preferenzialmente foto banali, magari scattate al volo con un telefonino o una webcam (Buffardi, 2008). I siti di social networking sembrerebbero quindi offrire l’ambiente ideale per la proliferazione di alcuni tipi di personalità narcisistiche che hanno l’intento di promuovere se stesse e cercare l’ammirazione degli altri su larga scala.

Questo è quello che emerge da uno studio pubblicato sulla rivista CyberPsychology, Behavior and Social Network. Lo studio, tutto italiano di studiosi dell’Università di Firenze, dal titolo Narcisisti grandiosi e vulnerabili: chi è a maggior rischio di dipendenza da Social Network? (Casale, Fioravanti, Rugai, 2016) è stato svolto su un campione di 535 studenti europei. La conclusione della ricerca ci ha mostrato come i narcisisti vulnerabili, che tendono ad essere insicuri e hanno una minore autostima, sono più propensi a sentirsi più sicuri in un ambiente online rispetto ad un’interazione reale tanto che sono indotti a preferire il social network come mezzo per ottenere approvazione e ammirazione. Al contrario i narcisisti grandiosi, che tendono verso l’arroganza e l’esibizionismo, è probabile che cerchino l’ammirazione più apertamente, piuttosto che attraverso i social media.

Sul versante opposto di quanto accennato finora, vi sono però coloro che nei social network trovano terreno fertile per la propria disistima, se confrontata con quella degli altri attraverso i loro contenuti postati. Il fenomeno è noto a tutti come Image Crafting (creazione immagini).

Narcisimo digitale e stato di “flow”
L’attrazione da parte dei narcisisti digitali verso i social network non si spiega solamente con la loro capacità di fungere da cassa di

lunedì 8 ottobre 2018

NARCISISMO

Le tre fasi nella relazione con un narcisista


Nella relazione con un narcisista si possono individuare tre fasi. Esse sono:
- il bombardamento d'amore (Love Bombing)
- la svalutazione
- lo scarto
Queste tre fasi della relazione col narcisista non vengono necessariamente in tempistiche precise, che hanno una durata precisa, e possono anche essere ripetute più volte in cicli.  Quindi non è che necessariamente abbiamo due settimane con la prima fase, tre settimane con la seconda, 4 con la terza; certo possono anche avere una tempistica del genere ma possono anche variare e metterci mesi oppure possono essere anche un po' confuse l’una con l'altra.

BOMBARDAMENTO D’AMORE (LOVE BOMBING)
La fase di Love Bombing oppure di bombardamento d'amore cos'è esattamente e come funziona?
Il narcisista quando seleziona le proprie prede, non le prende a caso ma le sceglie con determinati criteri.  Le prede che sceglie il narcisista devono essere delle persone particolarmente empatiche, sensibili, devono essere delle persone che hanno una predisposizione verso l'alto sacrificio e che sono solite trattare gli altri con grande riguardo; insomma, persone che pongono gli altri prima di se stessi. Devono essere delle persone con dei grandi talenti, con delle grandi capacità e, soprattutto, devono essere delle persone con una carenza di autostima e di valore di sé,  per cui sono facilmente manipolabili e abbordabili.  
Il narcisista non appena individua la persona giusta inizia con la fase di Love Bombing. Questa fase può contenere qualsiasi tipo di grandiosi atti d'amore a seconda della persona e della situazione. Può consistere, ad esempio, in regali smisurati, oppure in continue tenere attenzioni o anche in bellissimi complimenti; oppure delle grandi promesse o un eccesso di manifestazioni di affetto e di amore.  Durante questa fase, una persona che non ha una carenza di autostima o di valore di sé, si accorge immediatamente che c'è qualcosa che non va, percepisce che non si tratta di un’interazione naturale,  che c'è qualcosa di falso, che c'è come una recita dietro tutto questo;  però non avendo un forte senso di se stessa la persona si lascia ingannare, non ascolta il suo istinto, trascura i campanelli d’allarme e cade nella trappola.
E’ importante, innanzitutto, capire che questa prima fase di Love Bombing è estremamente difficile per il narcisista, gli richiede un grandissimo impegno ed è molto innaturale per

sabato 30 dicembre 2017

Come educare i figli iperconnessi: il contratto

Foto tratta dal Blog: "AdoleScienza"
Fonte:
E' innegabile che le nuove tecnologie 
non possono essere evitate o ignorate, fanno parte della nostra vita e, ancor più di quella dei nostri figli. Ma come farsi ascoltare da loro e staccarli dall’iPhone o dal tablet? Un metodo alquanto efficace, se saputo adattare ai valori specifici della famiglia, è quello di preparare una sorta di accordo da far firmare ai figli, una specie di contratto che pone regole di utilizzo ben precise al cui rispetto legare proprio l’utilizzo dei vari dispositivi. Le regole di questo patto, raccolte in 18 punti, sono state presentate per la prima volta da una scrittrice americana Janell B. Hoffman in un suo libro dal titolo: IRules, come educare i figli iperconnessi. 

Di seguito le 18 regole che ciascun genitore dovrebbe seguire secondo Janell.
Su richiesta invierò gratuitamente il testo del contratto vero e proprio, dopo le eventuali modifiche per adattarlo meglio alla famiglia famiglia interessata.

Parlate! E parlate ancora!

Per riuscire a dare delle regole tecnologiche ai propri figli bisogna innanzitutto essere in perfetto accordo con il proprio partner. Confrontatevi e cercate di capire insieme quali aspetti della tecnologia vi spaventano. Possono essere diversi: i predatori online, la dipendenza, la perdita della fantasia. Individuarli vi aiuta a stabilire i paletti da imporre ai vostri figli. Quando li comunicherete loro mostratevi disposti a discuterne insieme, sarà più facile accettare le regole se comprendono le vostre motivazioni. E nel caso di una replica fondata, siate pronti ad accettare qualche modifica.

Le password
I social hanno trasformato la tecnologia in una dimensione inaccessibile per gli adulti. Eppure sarebbe compito dei genitori, in quanto “maestri di vita”, conoscere le mosse dei propri figli per indirizzarli verso la strada giusta e correggerli quando si sbaglia. Per questo è bene che vostro figlio vi comunichi tutte le password dei vari portali ai quali ha accesso. Quando troverete qualcosa che non vi convince o vi

Adolescenti iperconnessi. Like addiction, Vamping e Challenge sono le nuove patologie

Fonte:

(I dati sono stati raccolti dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza, su un campione composto da oltre 8.000 adolescenti di circa 18 regioni italiane, di età compresa tra gli 11 e i 19 anni).

Smartphone e internet: come influenzano la vita dei ragazzi
Il 98% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni possiede uno smartphone personale a partire dai 10 anni d’età. 
Un dato rilevante è che oltre 3 adolescenti su 10 hanno avuto modo di utilizzare uno smartphone direttamente nella primissima infanzia, già a partire da 1 anno e mezzo/2, con la possibilità anche di accedere liberamente ad internet e alle applicazioni presenti nel telefono. Il genitore si sente tranquillo se il figlio utilizza il proprio cellulare pensando che non usi tutte le sue funzioni o vada su Internet dimenticandosi che è tutto collegato alla rete, anche le chat. Con il trascorrere degli anni e l’evolversi della tecnologia si abbassa quindi vertiginosamente l’età di utilizzo. Tra i ragazzi della fascia tra gli 11 e i 13 anni, infatti, l’età media è scesa di un anno sia per quanto riguarda l’uso del primo cellulare, l’accesso a internet e l’apertura del primo profilo social, che si aggira intorno ai 9 anni.

Gli adolescenti quindi sono sempre più iperconnessi, circa 5 su 10 dichiarano di trascorrere dalle 3 alle 6 ore extrascolastiche con lo smartphone in mano, il 16% dalle 7 alle 10 ore, mentre il 10% supera abbondantemente la soglia delle 10 ore. Se calcoliamo che il 63% lo utilizza anche a scuola durante le lezioni, significa che la maggior parte di loro vive connesso alla rete.

Le ore trascorse davanti ad uno schermo si abbassano leggermente nel campione dagli 11 ai 13 anni, forse perché c’è più controllo da parte dei genitori e l’importanza della rete social non è ancora la più rilevante. Il 55% dei preadolescenti lo utilizza per un massimo di 2 ore, il 35% dalle 3 alle 6 ore, il 7% dalle 7 alle 10 ore e il 4% supera le 10 ore, e solo il 13% lo usa durante l’orario scolastico, rispetto al 63% dei ragazzi più grandi che non si possono staccare dal cellulare.

Il 95% degli adolescenti ha almeno un profilo sui social network, contro il 77% dei preadolescenti. Il primo è stato aperto intorno ai 12 anni e la maggior parte di loro arriva a gestire in parallelo 5-6 profili, insieme a 2-3 app di messaggistica istantanea. Il 69% ha un profilo su Facebook, il 67% Instagram, il 66% YouTube, il 47% Snapchat, il 22% Ask, il 16% Twitter, e il 15% Tumblr. Il fatto di avere una serie di applicazioni social sconosciute ai genitori gli permette di essere meno controllati e più sicuri di poter anche osare, favorendo comportamenti come il sexting cioè l’invio di messaggi con contenuti sessuali, il cyberbullismo: l’uso

giovedì 3 ottobre 2013

Tabagismo

    
    Con il termine "tabagismo" ci si  riferisce una sindrome tossica dovuta all'uso costante e prolungato di tabacco, in prevalenza di tabacco da fumo (sigarette e sigari), in percentuale nettamente minore di tabacco da pipa, da fiuto e da masticare. Si tratta di una intossicazione cronica che provoca tutta una serie di piccole turbe e lievi disturbi psichici che agiscono negativamente sul rendimento e sull'attività sociale del fumatore (sono così coinvolte le funzioni della memoria, dell'attenzione, del sonno etc).  
   I danni più importanti prodotti dal fumo di tabacco sono quelli a carico dell'apparato respiratorio e cardiovascolare. Per quanto riguarda il primo, gli studi compiuti in vari Paesi hanno ormai dimostrato inequivocabilmente la stretta correlazione tra il fumo e il cancro del polmone; l'incidenza di questa neoplasia è leggermente inferiore nei fumatori di sigari e pipa (probabilmente perché molti non inspirano il fumo), i quali presentano però un maggior rischio di sviluppare una neoplasia della cavità orale e delle vie aeree superiori; chi fiuta o mastica tabacco è esposto soprattutto al rischio di cancro della cavità orale. 
     Associate al fumo sono inoltre malattie respiratorie quali la bronchite cronica e l'enfisema. Il fumo di tabacco contiene nicotina, un alcaloide stimolante che può illudere il fumatore di ottenere un miglioramento temporaneo della memoria, dell'umore e della velocità di riflessi. In realtà, la nicotina, come la morfina, genera anche una forte dipendenza chimica, sia fisica che psicologica, da qui, la grande difficoltà ad abbandonare questo vizio tanto pericoloso per la salute, privato del tabacco, infatti, il soggetto può provare difficoltà a pensare e a lavorare, può lamentare cefalee e solitamente diventa nervoso e irritabile.
   Dal punto di vista della psicodinamica del fumatore c'è da sottolineare anzitutto il condizionamento socio-culturale che fa associare al ragazzo una serie di contenuti positivi sull'uso del tabacco: così l'indipendenza, la virilità, la sicurezza, mentre in pari tempo soddisfa anche i bisogni orali e aggressivi. Fumare, insomma, significa avere in mano (o un bocca) qualcosa, la sigaretta appunto, che determina nel soggetto un senso di difesa e gli permette anche di assumere un "contegno" verso il prossimo. Col tempo poi si instaura una dipendenza nicotinica ed una psicologica (molto incisiva) che rendono schiavo il soggetto dal suo vizio. 
   Da molti anni si sono avviate esperienze di un certo interesse terapeutico volte a disintossicare i fumatori mediante riunioni di gruppo in cui vengono illustrati i danni  che la nicotina e le altre sostanze provenienti dalla combustione del tabacco hanno sull'organismo nonché, attivati scambi di idee tra i partecipanti favorenti il reciproco appoggio. Utili si sono dimostrate anche le tecniche distensive (tipo Training Autogeno) in quanto il fumatore riesce meglio a fronteggiare il suo vizio quando è rilassato, mentre lo stato di tensione e di nervosismo facilita il ricorso alla sigaretta. Molto efficace si è rivelata una tecnica, che fa parte del gruppo di terapie autogene: la verbalizzazione autogena elaborata da Luthe, collaboratore di Schultz. che va eseguita dopo il doppio binario. Anche l'ipnosi e la PNL (Programmazione Neuro Linguistica) vantano grossi successi nel liberare il fumatore dalla dipendenza nicotinica; tuttavia è necessario che il fumatore manifesti l'assoluta motivazione personale a smettere, e smettere definitivamente e completamente. 
dott.ssa Maria Giovanna Zocco