mercoledì 5 febbraio 2020

Depersonalizzazione e Derealizzazione

DEFINIZIONE
Il Disturbo di Depersonalizzazione e Derealizzazione (DDD)
consiste in uno stato alterato di consapevolezza del Sé che si manifesta in episodi persistenti o ricorrenti di distacco o separazione da se stessi (depersonalizzazione), dall’ambiente circostante (derealizzazione) o entrambe, durante i quali però l’esame di realtà rimane integro.
Nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5, APA 2013), tale disturbo rientra nella categoria  dei Disturbi Dissociativi. 
Per Depersonalizzazione - come riportato nel sito "Ipsico.it" - s’intende un’esperienza soggettiva di irrealtà, di distacco o 
estraneità dalla propria identità, dai propri pensieri, sensazioni, emozioni, oltre che dal proprio corpo.

Induce sensazioni disturbanti che includono un senso di non esistenza, di sentirsi fuori dal proprio corpo, come un osservatore esterno di se stesso, come un automa. 
La depersonalizzazione è associata a una diminuzione o perdita di reattività emotiva, come una sorta di intorpidimento
fisico ed emotivo (APA, 2013). Questa condizione di ottundimento emotivo può andare da forme relativamente sopportabili che i pazienti descrivono come sentirsi ‘distanti dalle cose’, o poco coinvolti emotivamente, fino a forme estreme di totale annichilimento e di morte interiore. Le persone riferiscono di provare una strana sensazione di disconnessione dal proprio corpo, un qualcosa di mai provato prima: si sentono come se stessero vivendo un’esperienza extracorporea, di totale distacco, come se fossero in un sogno o si guardassero all’interno di un film. La persona può sentirsi distaccata dal proprio intero essere (“Non sono nessuno”), così come da aspetti del proprio Sé, quali sentimenti (“So di avere emozioni ma non le sento”), pensieri (“I miei pensieri non sembrano miei”), corpo o parti del corpo (“Mi guardo allo specchio e non mi riconosco”). 
La Derealizzazione ha caratteristiche simili alla depersonalizzazione ma si riferisce alla sensazione di irrealtà, di distacco o estraneità nei confronti del mondo, sia esso rappresentato da persone, oggetti inanimati o tutto l’ambiente circostante. La persona può sentirsi come se si trovasse nella nebbia, o come se ci fosse un velo o una parete di vetro tra Sé e il mondo circostante. In questo stato si ha la sensazione di essere separati dal mondo esterno al punto che questo può apparire distorto e irreale, non riconoscibile: gli oggetti possono risultare di forme e dimensioni diverse, cambia la percezione del tempo come se scorresse troppo velocemente o troppo lentamente; i suoni possono risultare più forti o più deboli del previsto. Emergono delle alterazioni percettive come se non si avesse familiarità con la realtà circostante che può apparire piatta, senza colore, senza vita.

La sensazione di distacco associata con la depersonalizzazione e derealizzazione è simile al guardare gli eventi e le attività come se si stessero svolgendo in un film o in uno schermo del computer. Tuttavia, in ogni momento, la persona resta consapevole sia dei propri pensieri che di ciò che sta accadendo intorno. A differenza dei disturbi psicotici, infatti, i pazienti con DDD sono generalmente consapevoli che la loro percezione è alterata e che le loro esperienze di distacco non sono reali. Essendo però queste sensazioni molto intense e tali da generare confusione, i pazienti con DDD possono temere il rischio di impazzire. A tal proposito può succedere che i sintomi di depersonalizzazione/derealizzazione fungano da innesco a un attacco di panico in cui la persona interpreta i sintomi di irrealtà e di distacco come segno di una minaccia alla propria incolumità cognitiva (per esempio, la paura di impazzire). Questi episodi persistenti e ricorrenti di estraneità possono causare estremo disagio e rendere difficile il normale funzionamento quotidiano al lavoro, a scuola o in un contesto sociale.
L’esordio del disturbo di depersonalizzazione e derealizzazione può essere improvviso oppure più graduale e mediamente avviene intorno ai 16 anni, anche se esistono casi di insorgenza in infanzia. Meno frequente è l’esordio dopo i 20 anni e molto raro oltre i 40 anni, e riguarda il 2% della popolazione ugualmente distribuita tra maschi e femmine.
SINTOMI
I sintomi possono presentarsi a episodi oppure essere sempre presenti in maniera cronica. Solitamente all'inizio sono più episodici e poi tendono a diventare cronici, possono durare solo ore o giorni ma anche settimane o mesi.
Anche se i sintomi sono sempre presenti tendono ad avere un andamento ciclico. Possono essere più o meno forti a seconda dei periodi e dello stress. Se il disturbo è grave possono essere sempre presenti con la stessa intensità anche per anni o decenni.

DEPERSONALIZZAZIONE: SINTOMI
  • Sensazione di essere distaccato dal proprio corpo, dalla mente o dalle sensazioni
  • Perdita di familiarità con le proprie emozioni (ad es., non reagire più a persone care e mettere in dubbio i propri sentimenti)
  • Sentirsi irreali, come un automa o all'interno di un sogno
  • Percezione di non avere il controllo di quello che si dice o delle proprie azioni
  • Intorpidimento di emozioni e sensazioni fisiche
  • Sentirsi come uno 'zombie' o un 'morto che cammina'
  • Avere la sensazione di osservarsi dall'esterno
  • Sensazione di aver perso qualcosa o non essere più se stessi
DEREALIZZAZIONE: SINTOMI

  • Sensazione di essere distaccato dall'ambiente esterno (persone e oggetti)
  • Sensazione che il mondo sia irreale
  • Percezione di osservare tutto 'da una bolla', attraverso un vetro oppure nella nebbia
  • Perdita della percezione del tempo e dello spazio (ad esempio, alcuni eventi successi pochi minuti fa sembrano ricordi lontani)
  • Percezione che il tempo passi velocemente o lentamente
  • Sensazione che il mondo sia morto, artificiale e privo di colori
  • Percezione che il mondo e gli oggetti siano distorti, sfocati, inusuali o piatti
  • Perdita del senso di familiarità con gli oggetti comuni
  • Percezione che i suoni o le luci siano più forti o deboli

CAUSE
Non si conoscono con esattezza le cause del disturbo di depresonalizzazione/derealizzazione. Come tutti i complessi problemi psicologici è difficile che vi sia una sola causa diretta, comunque, si sviluppa spesso in persone che sono state sottoposte a forti stress come:
  • Abusi emotivi oppure trascuratezza in infanzia
  • Abusi fisici
  • Assistere a violenza domestica
  • Crescere con un genitore con disturbi gravi
  • Morte improvvisa di una persona cara
Ci sono altri fattori di rischio che aumentano la possibilità di sviluppare un disturbo da depersonalizzazione/derealizzazione come:
  • Alcuni tratti di personalità
  • Depressione oppure problemi di attacchi di panico
  • Uso di droghe (THC (tetraidrocannabinolo), allucinogeni, ketamina, MDMA (3,4-metilenediossimetamfetamina “ectasy”).
TRATTAMENTO
La cura del disturbo di depersonalizzazione/derealizzazione si rende necessaria nei casi persistenti e disabilitanti e ha l’obiettivo più ampio di affrontare gli eventi traumatici all’origine dei sintomi.
L’approccio multidisciplinare di psicoterapia e farmaci, che prenda in considerazione il contesto della storia di abuso o trauma, è quello associato ai migliori risultati nel lungo termine e a minori ricadute. Dipende ovviamente dalla persona e dalla severità del quadro.

PSICOTERAPIA
Psicoterapia, di cui ne esistono diversi tipi come:
  • Terapia cognitivo-comportamentale: riconosce i comportamenti fonte di disagio e li sostituisce con quelli più funzionali.
  • EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing): tratta i sintomi della sindrome da stress post-traumatico.
  • Terapia dialettico-comportamentale: indirizzata ai disturbi del comportamento severi in seguito ad abusi, traumi o ideazione e tentativi di suicidio.
  • Terapia familiare: l’oggetto di terapia è la persona nel contesto delle dinamiche relazionali familiari.
  • Arte e musico-terapia: esplorano e facilitano l’espressione di pensieri, sentimenti e percezioni bloccati.

FARMACI
Non esistono farmaci specifici per la DDD, si ricorre quindi ad approcci in grado di trattare i sintomi concomitanti di ansia e disturbi dell’umore:
  • ansiolitici,
  • antidepressivi,
  • antipsicotici (nei casi di traumi complessi).
Fonti:
  • American Psychiatric Association (APA) (2013). DSM-5. Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, tr. it. Raffaello Cortina, Milano, 2014.
  • Sito "Ipsico: Istituto di psicologia e psicoterapia comportamentale e cognitiva.
  • Sito "Farmacoecura.it"
  • Sito "Psicoterapiascientifica.it"
  • Immagine tratta dal sito: "chedonna.it"

Nessun commento:

Posta un commento