domenica 26 maggio 2019

Mùsica de Sanaciòn

Qualche tempo fa su questo blog ho dato il via alla rubrica: Biblioterapia: un libro per guarire oggi iniziamo un'altra rubrica: quella della Musicoterapia ovvero: Mùsica de Sanaciòn
Speriamo che la musica medicina sia conosciuta sempre di più, la musica è stata creata per esprimere i sentimenti e per guarirli. Gli antichi lo sapevano: è tempo di rispolverare le nostre radici. 
foto tratta dal sito 'Wellnity'

"La musica triste guarisce la psiche triste, la musica eccitante guarisce la psiche eccitata" 
Aristotele

Il potere curativo della musica è noto fin dall'antichità e veniva usato come mezzo terapeutico già da parecchie migliaia di anni fa.
Notizie al riguardo provengono dall'India, dal Tibet e dalla Cina. Confucio addirittura ha dedicato un intero libro della sua monumentale opera esclusivamente alla musica. 
Nell'ambito della cultura greco-latina, i Pitagorici - come riporta R.L. Carrozzini nel suo Manuale di Musicoterapia Immaginativa - consideravano la musica "...un elemento inscindibile della vita dell'uomo, un mezzo capace di servire all'uomo per ritemprarlo, ridargli il gusto della vita, distenderlo e rasserenarlo. Seguendo la tecnica della agoghé (oggi diremmo Training) l'uomo poteva liberarsi dalle tensioni e dai sentimenti negativi".
Continua Carrozzini dicendo che "Per i Pitagorici, tre sono gli orientamenti della musica:
a) di adattamento: la musica deve adattarsi alla personalità dell'individuo; nel contempo, l'individuo deve sapersi lentamente adattare a musiche diverse e lontane dalla sua personalità accettandole;
b) di cambiamento: la musica può modificare lo stato d'animo profondo dell'individuo, consentendogli una maggiore accettazione di sé ed una maggiore utilizzazione delle proprie capacità e possibilità;
c) di purificazione: la musica può liberare l'anima e il corpo dalle tensioni giornaliere.
A tale scopo i Pitagorici consigliavano di ascoltarla di sera prima di coricarsi al fine di purificare l'animo dallo strepitìo della intensa giornata lavorativa; e poi al mattino, appena alzati, per riuscire ad affrontare la giornata più serenamente e con maggiore determinazione".
Oggi il potere curativo della musica è ampiamente riconosciuto e viene utilizzata nei suoi tre livelli fondamentali:  
Livello ricreativo
E' il livello più superficiale. Si tratta semplicemente di offrire una musica di ascolto, che non richieda ai partecipanti alcuno sforzo particolare. I genere il semplice abbandonarsi ad essa può consentire, in chi ascolta di vivere il momento più piacevole, più distensivo oppure di accettare in modo diverso se stessi, l'altro e perfino l'istituzione che li vede riuniti. Tale metodo può favorire la socializzazione e la comunicazione.
Livello Educativo
Il secondo livello, quello educativo, viene utilizzato, di norma con bambini portatori di handicap di vario genere. Con questo metodo si cerca di trarre da quei bambini capacità e potenzialità che forse nessun'altra terapia, se non la musica, è in grado di ottenere. La musica stimola quegli importantissimi canali di comunicazione non verbale che possono agire ai livelli inferiori del cervello e incentiva lo sviluppo di nuovi e alternativi modelli comunicativi. 
Livello Clinico
Il terzo livello, quello clinico, si può suddividere in due differenti settori.
Il primo settore riguarda la musicoterapia attiva, il secondo la musicoterapia d'ascolto. La musicoterapia attiva viene normalmente proposta a persone che presentano disturbi nella sfera psichica e/o somatica, dal momento che produce effetti sia sul piano fisico che mentale. Tra i disturbi in questione, vi sono le diverse forme di insufficienza mentali, le psicosi, l'autismo, le personalità paranoidi, le gravi depressioni, ma anche le paralisi e le lesioni cerebrali.
La musicoterapia d'ascolto o ricettiva si indirizza principalmente al settore di applicazione delle nevrosi: d'ansia, d'abbandono, d'angoscia, del carattere, fobica, ossessiva, narcisistica, traumatica e noogena. La musicoterapia d'ascolto è indicata anche in gravidanza poiché può andare ad agire sullo stato psicofisico della mamma e, di conseguenza, sul feto intensificando quel legame unico e ancestrale che esiste tra madre e figlio. 
La musicoterapia d'ascolto, inoltre, può avere molti risvolti positivi, che si possono sintetizzare in due punti fondamentali: Rinforzo dell'Io e Autorealizzazione.
La musica, dunque, agisce sulla mente ma anche sul corpo, sull'organismo e sulla psiche, per tale motivo oltre ad essere essa stessa rientrante nell'ambito delle psicoterapie brevi, viene utilizzata spesso a supporto di altri orientamenti terapeutici come, ad esempio, nelle Tecniche di Rilassamento, nelle Visualizzazioni Guidate e nell'Ipnosi Fantasmatica. 

Opera di riferimento: Manuale di musicoterapia immaginativa - R.L. Carrozzini - Ed. Universitarie Romane 1991

venerdì 3 maggio 2019

Il Narcisismo digitale e le patologie da iperconnessione

Tra selfie e post anche il nostro assetto psicologico sta cambiando: possiamo parlare di patologie da iperconnessione? Quali sono le più preoccupanti?

Fonte:

La cognizione di una diffusione di tratti narcisistici nella popolazione occidentale ha portato diversi autori a indagarne i motivi, c’è chi ha parlato di cultura del narcisismo e addirittura di un’epidemia del narcisismo.

Che cos’è il narcisismo? 
In ambito psicologico, il narcisismo è un tratto della personalità e può essere considerato, secondo la logica di un continuum, uno stato normale. Il narcisismo ha di per sé un’accezione positiva: indica l’amore sano e legittimo per se stessi (Behary, 2013). Perde tale connotazione quando si lega ad un bisogno abnorme di attenzione, affermazione, apprezzamento, gratificazione esterna. Se quest’atteggiamento psicologico interferisce seriamente con i rapporti interpersonali, gli impegni quotidiani e la qualità della vita, può assumere una dimensione patologica culminante nel disturbo narcisistico di personalità.

Il narcisismo digitale
Con l’arrivo del Web, ed in modo particolare dei social network, si è assistito ad una proliferazione del narcisismo sotto forma di narcisismo digitale. Con l’espressione di “narcisismo digitale” alcuni filoni di ricerca indicano un insieme di pratiche comunicative tipiche dell’universo 2.0 e fondate su un egocentrismo così accentuato da apparire patologico (Zona, 2015). 
La cognizione di una diffusione di tratti narcisistici nella popolazione occidentale ha portato diversi autori a indagarne i motivi: c’è chi ha parlato di cultura del narcisismo (Lasch, 1979), e addirittura di un’epidemia del narcisismo (Twenge, Campbell, 2009). In un articolo di Erica Benedetto, scritto per l’occasione su State of Mind, ci viene mostrato uno studio condotto tra gli atenei di Swansea e Milano (Reed, Bircek, Osborne, Viganò, Truzoli, 2018) in cui si afferma che farsi più selfie rinforzerebbe i tratti narcisitici di personalità. I ricercatori hanno preso in esame 74 individui di età compresa dai 18 ai 34 anni, durante un periodo di quattro mesi. Un altro elemento preso in considerazione è stata l’assiduità con cui i partecipanti hanno utilizzato i social media (Twitter, Facebook, Instagram e Snapchat) durante il corso della ricerca. In media, durante l’arco temporale dello studio, i partecipanti hanno usato i social per tre ore al giorno, nonostante qualcuno abbia riportato un utilizzo di ben 8 ore circa. In percentuale, Facebook si è rivelato essere la community digitale più utilizzata (60%), a seguire Instagram (25%) e infine, Twitter e Snapchat (13%). I due terzi dei soggetti coinvolti adoperavano i social principalmente per postare selfie. I social network quindi funzionavano da moltiplicatori del loro desiderio di essere al centro dell’attenzione. Soprattutto perché agiscono principalmente sull’immagine. Inoltre, è stato dimostrato che i partecipanti allo studio che erano soliti postare un numero eccessivo di selfie, in accordo con la scala di misurazione utilizzata, presentavano il 25% dei tratti narcisistici oltre il cut-off clinico per il Disturbo Narcisistico di Personalità. Per la prima volta, grazie a questa ricerca, si è giunti dunque a dimostrare l’esistenza di una correlazione tra la frequenza di utilizzo dei social media e narcisismo in relazione alla pubblicazione dei selfie.

Ed ancora, una collega italiana in forza all’University of Georgia, in uno studio condotto su 130 profili di facebooker, ha evidenziato come il numero di amici, il tipo di immagini e i commenti associati a un profilo costituiscano una misura attendibile del grado di narcisismo dell’utente. I narcisisti, secondo quanto emerso dallo studio della Dott.ssa Buffardi, pubblicano sulle loro pagine le foto in cui compaiono più belli e trendy mentre i “normali” utilizzano preferenzialmente foto banali, magari scattate al volo con un telefonino o una webcam (Buffardi, 2008). I siti di social networking sembrerebbero quindi offrire l’ambiente ideale per la proliferazione di alcuni tipi di personalità narcisistiche che hanno l’intento di promuovere se stesse e cercare l’ammirazione degli altri su larga scala.

Questo è quello che emerge da uno studio pubblicato sulla rivista CyberPsychology, Behavior and Social Network. Lo studio, tutto italiano di studiosi dell’Università di Firenze, dal titolo Narcisisti grandiosi e vulnerabili: chi è a maggior rischio di dipendenza da Social Network? (Casale, Fioravanti, Rugai, 2016) è stato svolto su un campione di 535 studenti europei. La conclusione della ricerca ci ha mostrato come i narcisisti vulnerabili, che tendono ad essere insicuri e hanno una minore autostima, sono più propensi a sentirsi più sicuri in un ambiente online rispetto ad un’interazione reale tanto che sono indotti a preferire il social network come mezzo per ottenere approvazione e ammirazione. Al contrario i narcisisti grandiosi, che tendono verso l’arroganza e l’esibizionismo, è probabile che cerchino l’ammirazione più apertamente, piuttosto che attraverso i social media.

Sul versante opposto di quanto accennato finora, vi sono però coloro che nei social network trovano terreno fertile per la propria disistima, se confrontata con quella degli altri attraverso i loro contenuti postati. Il fenomeno è noto a tutti come Image Crafting (creazione immagini).

Narcisimo digitale e stato di “flow”
L’attrazione da parte dei narcisisti digitali verso i social network non si spiega solamente con la loro capacità di fungere da cassa di