venerdì 6 febbraio 2015

Onicofagia


DEFINIZIONE E DESCRIZIONE
L’onicofagia è un disturbo compulsivo che porta il paziente a mangiare le proprie unghie e, nei casi più gravi, anche le pellicine e le cuticole circostanti, con conseguenze nocive sia a livello fisico che psicologico.

Il DSM-IV-R classifica l'onicofagia come un disturbo del controllo degli impulsi.  E' solitamente classificata tra i disturbi comportamentali e delle emozioni che si presentano durante l’infanzia e l’adolescenza; se trascurata, l’onicofagia può protrarsi fino all’età adulta. Si tratta di un’attività inconscia compiuta dal soggetto, il quale, per la maggior parte del tempo, non si rende conto di quando le mani sono portate alla bocca e i denti cominciano a rosicchiare le unghie.
Questa abitudine di rosicchiare le estremità delle dita si manifesta soprattutto in periodi di nervosismo, noia e stress, e può rappresentare semplicemente un sintomo di ansia, ma anche di disagio profondo. Molte volte essa trae origine da uno stato emotivo inquieto, espressione di un disagio affettivo avente lo scopo di scaricare le tensioni interne.
La maggior parte delle persone trova in questa abitudine l’unico modo per calmare sé stessi.

PSICODINAMICA
Secondo la teoria freudiana, l’abitudine di mangiare le unghie è un sintomo di fissazione orale, in quanto si manifesta prevalentemente con un’ossessiva stimolazione della zona. Inoltre, portare qualcosa alla bocca richiama, a livello metaforico, l’esperienza del seno materno e l’onicofagia è utilizzata per ottenere lo stesso effetto calmante. 

CAUSE
All’origine del vizio di mangiarsi le unghie, spesso vi è una
causa di natura psicologica: un ambiente familiare disturbato da litigi e incomprensioni, le aspettative eccessive dei genitori, la difficoltà a gestire la propria ansia ecc. Spesso i bambini che presentano questo disturbo hanno madri inadeguate (iperprotettive o prettamente reiettive) che ispirano in essi sentimenti di colpa con la sua conseguente erotizzazione masochista. 

L’abitudine di mangiarsi le unghie colpisce bambini e adulti di ogni età. Il disturbo è rilevabile nel 30% dei bambini tra i 7-10 anni e nel 45% degli adolescenti.

Conoscere le cause che scatenano questa cattiva abitudine è un aspetto fondamentale per superare il disturbo. I fattori principali che promuovono l’insorgenza dell’onicofagia sono di origine ambientale e/o biologica. Le motivazioni ricorrenti sono le seguenti:

1) Situazioni di stress e di ansia. In genere, si associa un soggetto onicofagico ad una persona in preda alla preoccupazione e al nervosismo, che scarica la tensione mordendosi le unghie. L’onicofagia, in questi casi, dà un senso di sollievo e di piacere momentanei, in quanto contribuisce a sfogare la carica emotiva.
2) Atteggiamenti autolesionistici. Alcuni studiosi individuano nell’onicofagia un’espressione di aggressività: molti soggetti timidi e remissivi esprimono la loro rabbia rivolgendola verso se stessi piuttosto che all’esterno.
3) Imitazione di altri membri della famiglia. Talvolta, i bambini imparano rosicchiare le unghie senza alcuna motivazione psicologica più profonda, imitando semplicemente i genitori.
4) Noia. La noia non determina certamente l’esordio del disturbo, ma per il soggetto che possiede tale abitudine può essere estremamente difficile controllare lo stimolo a mangiarsi le unghie anche nei momenti d’inattività, infatti  è possibile osservare che l’onicofagia si presenta specialmente nei momenti di non azione delle mani: mentre si guarda la televisione, in treno o in macchina o durante eventi lunghi e noiosi.

CONSEGUENZE
Sebbene sembri un’abitudine innocua, l’onicofagia costituisce un atteggiamento tendenzialmente autolesionistico e per questo motivo, nei casi più gravi, è necessario l’aiuto di uno psicoterapeuta. 

L’onicofagia può causare dolore, sanguinamento e arrossamento, oltre a indurre il danneggiamento dell’eponichio (cuticola).
Quando le cuticole sono rimosse in modo improprio, possono rendere suscettibili ad infezioni batteriche o virali (esempio: onicomicosi, paronchia, patereccio ecc.). Inoltre, chi pratica l’onicofagia rischia di trasportare nella bocca i microrganismi che si depositano sotto le unghie. Anche la saliva può avere un ruolo nell’arrossamento e nell’infezione dell’area. L’onicofagia è correlata anche alla patologia dentale e può portare a lesioni gengivali, usura degli incisivi, riassorbimento radicolare apicale e malocclusione dei denti anteriori, oltre a facilitare la diffusione d’infezioni alla bocca. Ultimo danno ai denti, non trascurabile, che può conseguire dall’abitudine di mangiarsi le unghie è la carie, poiché viene intaccata la sostanza adamantina. 
Infine, la persistenza negli anni del disturbo può comportare anche gravi deformazioni delle dita.

ORIENTAMENTI TERAPEUTICI
L’onicofagia tende a scomparire volontariamente quando viene meno la causa del malessere, tuttavia può riproporsi in successive situazioni di stress o ansia.
Nel caso in cui ìl disturbo sembra essere dovuto prevalentemente ad una cattiva abitudine il trattamento più comune, economico e ampiamente disponibile, è quello di applicare alle unghie uno smalto chiaro e di sapore amaro. Normalmente viene utilizzato il denatonio benzoato uno dei composti chimici più noti amari, il cui sapore dovrebbe scoraggiare l'abitudine di mangiarsi le unghie.
Nei casi in cui si rilevano situazioni di stress e di ansia significativi potrebbe essere indicata un’adeguata gestione dello stress che può essere conseguita tramite le tecniche di rilassamento. Tali tecniche sono indicate, anche per i bambini, purché non siano troppo piccoli. Pure le visualizzazioni guidate possono riuscire con estrema efficacia nella eliminazione dell'onicofagia con suggestioni di vari tipi.

Nei casi più gravi in cui le compulsioni sono tali da provocare considerevoli lacerazioni delle dita e il problema viene a delinearsi prevalentemente come disturbo ossessivo-compulsivo, si rende necessaria o la terapia comportamentale, oppure la terapia strategica breve con il protocollo costruito ad hoc proprio per i disturbi ossessivo-compulsivi.

dott.ssa Maria Giovanna Zocco

Fonti:
  • Luigi Peresson: Ipnositerapia - Faenza editrice
  • Sito: my-personaltrainer.it
  • Foto dal sito: it.wikipedia.org

1 commento: