mercoledì 8 aprile 2015

Stili di studio poco efficaci

Foto tratta da: "psicologicampani.it"
L'essere umano è un organismo destinato ad apprendere e, già fin da piccolo, ha in se stesso la capacità innata di trasformare i limiti in punti di forza, le difficoltà in risorse; ma non sempre le cose vanno in questo modo. Spesso il percorso è costellato da blocchi, interruzioni, difficoltà a raggiungere la meta spesso proprio quando si giunti vicino al traguardo, ecc. 
Il prototipo del periodo della vita da studente va dalla prima giovinezza alla prima età adulta e cioè dall'inizio della scuola secondaria fino all'università. E questo è anche il periodo maggiormente affrontato nella pratica clinica. Con i bambini si preferisce intervenire mediante la terapia indiretta e cioè attraverso i genitori.
Le difficoltà che lo studente incontra nel corso della sua carriera scolastica possono riguardare la comprensione, la memorizzazione, l'apprendimento e l'esposizione; e nei suoi tentativi di risolvere i problemi si possono rintracciare pattern percettivo-reattivi abbastanza tipici alcuni di questi sono basati sull'intensificazione volontaria del controllo; altri su strategie di evitamento. In pratica di fronte alle difficoltà lo studente o si impegna di più (ma in modo inconcludente) oppure scappa, fugge e alla fine rinuncia. 
Le categorie che seguono raggruppano gli studenti in base alle varie tipologie di stili poco efficaci che normalmente adottano di fronte a difficoltà nello studio.

LO STUDENTE INCATENATO
La prima tipologia di blocco coinvolge sia la motivazione che l'attività di studio. E' il punto di arrivo di una difficoltà divenuta ormai impedente come reazione all'imposizione dello studio, sia esso etero o autoindotto.
La manifestazione più tipica è lo stupor di fronte al libro. A questo livello di blocco
lo studente è totalmente incapace di concentrarsi. Questo tipo di difficoltà sorge più spesso a casa più che durante le ore di lezione a scuola. In sostanza - per dirla con le parole di A. Bartoletti - il meccanismo è questo: "più ci si sente obbligati e meno viene voglia di studiare. Più si evoca il desiderio e più lo si annulla. Più si forza la mente a rimanere concentrata, più essa vaga e divaga verso mondi e percorsi paralleli". Il fenomeno ricorda il paradosso del sii spontaneo di P. Watzlawick, si tratta cioè di un'ingiunzione comunicativa che richiede un comportamento specifico che per sua natura può essere solo spontaneo: ad esempio la frase rivolta al partner: "mi devi amare". Nel caso dello studente l'ingiunzione paradossale può essere così verbalizzata: "devo aver voglia di studiare" oppure "devo concentrarmi". Ciò determina un senso di costrizione per uno stato mentale che per sua natura dovrebbe essere spontaneo. Così lo studente oppresso dai suoi stessi sforzi finisce per dare l'impressione di ribellarsi contro gli altri, il mondo, lo studio, il sistema. Ma in realtà la ribellione è soprattutto individuale. Così può accadere che egli, agli occhi degli altri, può apparire svogliato, disinteressato, incapace; in realtà nell'intimo si sente imprigionato, oppresso dall'obbligo e dal senso del dovere. In sostanza lo studente incatenato nel profondo del suo cuore "vorrebbe sfamarsi all'albero della conoscenza e dissetarsi alla fonte del sapere. Ma più si avvicina, più ne viene respinto".

LO STUDENTE PERFEZIONISTA
La precisione, la meticolisità, la dedizione, l'aspirazione al successo sono qualità da elogiare. I problemi insorgono quando queste caratteristiche vengono esagerate, quando l'impegno diventa pedanteria, l'applicazione diventa controllo asfissiante, motivato dalla paura di sbagliare più che dal piacere della conoscenza. E' infatti proprio la paura di sbagliare il motivo principale che spinge al perfezionismo, che se spinta all'estremo ha come esito un circolo vizioso: più ci si impegna ad avere tutto sotto controllo, più si finisce per perderlo. La conseguenza di ciò sono: ore di studio infinite, spesso protratte oltre la cena, l'attenzione data ai compiti a casa diventa maniacale, una scrupolosità in cui gli errori non sono ammessi. Altre attività vengono vissute con ansia perché tolgono tempo allo studio, insomma la vita di questa tipologia di studente è costellata da angosce e sofferenze; sempre in fuga dall'errore e inseguendo la perfezione vive nel terrore di non farcela. A volte si presenta come il classico studente isterico con nervosismo e crisi sottoforma di pianti immotivati, attacchi di panico o di rabbia passiva. Sono frequenti anche possibili somatizzazioni: mal di pancia, disturbi della vista, mal di testa e altre sintomatologie. A volte il perfezionismo può avere esiti più gravi sfociando ad esempio in un disturbo ossesivo-compulsivo. Spesso infatti lo studente mette in atto rituali con lo scopo di prevenire magicamente l'avverarsi di eventi negativi la cui esecuzione diventa sempre più onorosa da rendere impossibile iniziare o concludere l'attività di studio.

LO STUDENTE TERRORIZZATO
Uno scenario ben diverso è collegato invece alla paura della performance scolastica: in questo caso non è coinvolto lo studio in sé, quanto piuttosto l'esposizione sociale dell'apprendimento. E' il classico stato che qualsi tutti gli studenti conoscono bene: il panico da esame. Statisticamente questa è la tipologia che si incontra più spesso nella pratica clinica e che riguarda ogni scuola di ordine e grado. Tutti gli studenti bene o male hanno provato almeno una volta il timore di essere interrogato, di andare alla lavagna o alla cattedra oppure di parlare in aula davanti al professore. Entro certi limiti l'ansia e l'agitazione sono emozioni utili, il problema sorge quando l'ansia può diventare puro terrore al punto da inibire la prestazione; dove anche il semplice anticipare mentalmente la situazione sortisce gli stessi effetti del viverla. Le forme più ricorrenti del pavor dell'esaminando sono due: paralisi e fuga. La paura che paralizza si manifesta con somatizzazioni di vario tipo e grado fino all'angoscia pura. Lo studente può così presentare disturbi gastrointestinali, mal di testa, sensazioni di svenimento, tachicardia, fitte al petto, senso di oppressione respiratoria. Oppure il senso di confusione mentale può arrivare alla fatidica dissociazione durante l'esame: lo studente anche se ben preparato si trasforma in una tabula rasa, non ricorda più niente, non riesce ad esporre quanto ha studiato. Questa tipologia, più a base fobica, porta al blocco perchè alla lunga si fugge dalle situazioni d'esame.

LO STUDENTE PRESUNTO INCAPACE
Nel caso in cui lo studente fa lunga esperienza di difficoltà scolastiche alla fine, inevitabilmente, si costruisce la percezione di essere incapace. Egli assume il ruolo del diverso, del diversamente dotato rispetto ai coetanei, sente di non possedere quelle capacità, motivazione o risorse tali da permettergli di portare avanti e concludere la carriera scolastica. In pratica in questi casi lo studente ha provato a reagire alle proprie difficoltà ma avendo puntualmente fallito, si è sentito sempre più inadeguato, inadatto, inferiore. E' possibile anche lo sviluppo di sentimenti di rabbia nei confronti di sé o anche verso gli altri: genitori, insegnanti, compagni. Questa percezione di incapacità come atto finale si manifesta nell'abbandono degli studi, è un gettare la spugna per evidente inferiorità rispetto agli altri. La presunta incapacità si trasforma così in cocente verità.

TRATTAMENTO DEI PROBLEMI SCOLASTICI
Un primissimo approccio ai problemi di studio, potrebbe essere quello di rivolgersi agli sportelli d'ascolto per i giovani, proprio per avere un primo orientamento riguardo al problema. Alcuni di tali sportelli sono presenti on-line, attraverso i social network e svolgono anche un servizio di PsicoChat specializzata proprio per questo difficoltà, ma anche per altri problemi tipicamente giovanili. 
Nel caso in cui vengono individuati problemi di blocco della performance, di eccessivo controllo, di paura o di evitamento, si ricorre al trattamento psicologico adeguato. 
La terapia strategica ha nei decenni sviluppato un esteso armamentario di tecniche e stratagemmi adattabili alle tante e originali forme delle difficoltà di studio. Così, come abbiamo visto, se gli stratagemmi fallimentari di studio dello studente ruotano attorno alle dimensioni della paura e del controllo, specularmente anche l'intervento terapeutico si concentrerà su paura e controllo. L'obiettivo sarà quello di allentare il controllo e superare le paure. 
Le strategie e i vari metodi terapeutici per sbloccare la performance scolastica hanno una enorme valenza terapeutica: permettono di interrompere abbastanza rapidamente il circolo vizioso sul quale si mantiene il problema; ancora più importante è, tuttavia, il loro lavoro "evolutivo" e cioè liberare le risorse individuali per permettere di costruire un bagaglio di nuove capacità nello studio. 
Va sottolineato, infine, che le diverse manovre e tecniche prescritte e utilizzate dal terapeuta per lo studente, per il genitore o per l'insegnante non sempre perseguono una logica usuale, anzi molto spesso si tratta di interventi atti a correggere ciò che non funziona mediante la sua reductio ad absurdum; ovvero attraverso prescrizioni anche paradossali.

Dott.ssa Maria Giovanna Zocco

Fonte: 
A. Bartoletti: Lo studente strategico: come risolvere rapidamente i problemi di studio

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