mercoledì 4 marzo 2015

La salute come percorso di consapevolezza

Nell’antica Grecia si pensava che per guarire da una malattia bastasse dormire in un tempio consacrato ad Asclepio, l’Esculapio dei Romani. Coloro che non stavano in buona salute, lasciavano il loro paese per andare a cercare un tempio. A volte questo voleva dire lunghi tragitti, cammini di giorni e giorni, un vero e proprio pellegrinaggio prima di trovare un tempio di Asclepio.
Mettersi in cammino da soli per andare verso la salute, rappresentava una decisione potente: il primo passo verso la guarigione. Una volta arrivato al tempio, il viandante non veniva fatto entrare subito, rimaneva fuori diversi giorni, durante i quali veniva invitato a digiunare e a sottoporsi ad altri rituali di purificazione per liberarsi dalle tossine e lasciare fuori dal tempio le sue vecchie abitudini, che poi rappresentavano la malattia stessa.
Completata la purificazione, veniva introdotto all’interno del tempio, dove veniva sottoposto alle varie terapie. La prima medicina utilizzata era quella più diffusa a quei tempi, basata sull’assunzione di erbe e cibi curativi; ma in nessuno tempio dedicato ad Asclepio mancava
una palestra, dove i pazienti potevano curare il corpo, e spazi ad hoc per condividere con altri pazienti, e spesso filosofi di passaggio, riflessioni e discussioni sui grandi temi della vita. Non veniva trascurata neanche l’espressione artistica: con regolarità venivano messi in scena i drammi degli autori classici dell’epoca, a cui spesso partecipavano gli stessi malati. Molto spazio era dedicato anche al cultura del bello: tutti i templi di Esculapio erano ornati di opere d’arte dei maggiori scultori dell’epoca.
Il senso di questa grande ricchezza d’attività era quello di affrontare la malattia da un punto di vista globale, oggi si direbbe olistico: il rimedio fitoterapico, l’alimentazione, l’esercizio fisico, il nutrimento dell’anima e l’attività espressiva. Molto diverso da quanto viene fatto oggi nei nostri attrezzatissimi ospedali, dove la guarigione è delegata esclusivamente ai tecnici della salute e il paziente assume un ruolo passivo.
Certo la medicina ha fatto dei grandi passi avanti, siamo diventati molto bravi a curare le malattie acute, a intervenire nelle situazioni traumatiche e di urgenza. Se abbiamo un incidente automobilistico è meglio finire in un ospedale attrezzato del XXI secolo che in un tempio di Esculapio. Tuttavia il fatto che oggi la maggior parte delle malattie, almeno nei paesi industrializzati, sono di carattere cronico e l’approccio della medicina convenzionale risulta in gran parte insufficiente.

Il principale ingrediente che manca oggi nel campo della salute è lo stimolo a guardarci dentro, a migliorare il nostro stile di vita, quasi sempre caotico e poco salutare. Il risultato è che le nostre menti sono confuse e generano di conseguenza una fisiologia di stress.
Più un organismo è sotto stress, tanto più trattiene e accumula energia e diventa un sistema chiuso perché si chiude agli input che provengono dall’esterno, aumentando così il suo stato di disordine interno. Un sistema aperto invece sviluppa entropia negativa perché ha più vitalità e quindi più salute. Il primo passo verso la salute è rendersi conto se il nostro organismo è chiuso e si sta auto-degradando per via di questo meccanismo oppure se può considerarsi un sistema aperto e quindi attuare tutte le strategie necessarie per ridurre il livello di stress. Un organismo meno stressato presenta un’armonia di funzionamento che gli permette di evolvere in un’altra direzione di maggiore salute.
Questo processo di riduzione dello stress è fondamentale per superare l’attuale paradosso, unico nella storia dell’uomo: oggi si vive più a lungo, ma non si ha il tempo per godere appieno di questo. Manca anche la consapevolezza, ma solo se sono consapevole posso condurre uno stile di vita sano e soddisfacente, partecipando proficuamente alla vita della società e al progresso del pianeta. D’altra parte più sono consapevole dei meccanismi interni, più sono consapevole dei meccanismi collettivi che sono ben ancorati nella nostra mente e da cui poi derivano stili di vita poco salubri.
La salute è l’esperienza della vita, della nostra relazione con il mondo umano e non umano. Se c’è una malattia c’è un messaggio, c’è qualcosa da imparare e probabilmente da cambiare. Purtroppo la medicina moderna ha perso per strada l’aspetto educativo. Se leggiamo con attenzione l’insieme di provvedimenti e azioni che costituiscono il cosiddetto piano sanitario nazionale, più che di «politica della salute» sembra trattarsi di «politica della malattia». È tempo di ribaltare quest’approccio meccanicistico e valorizzare a pieno il concetto che vede la salute come un percorso consapevole costante e attivo, basato sulle piccole scelte di ogni giorno.

Di Ralph A. Belig

(tratto da Salute è, supplemento di MnC di Aam Terra Nuova)

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